Vite sfogliate in camera oscura. Luisa Casati

Creato il 13 marzo 2012 da Patriziabi (aspassotrailibri) @openars_libri

“Voglio essere un’opera d’arte vivente”. Luisa Casati (di Sabrina)

(Milano, 23 gennaio 1881 – Londra, 1 giugno 1957)

Piume di pavone, sete preziose, lunghissimi fili di perle, lustrini e gioielli, abiti disegnati apposta per lei. Stupire, stupire e poi ancora stupire, pareva essere l’imperativo della marchesa Luisa Casati. Quel tipo di concessioni che appartengono soltanto ad un portafoglio che non soffre di siccità economica. Non vi è dubbio che la Casati fosse una ricca ereditiera, ma suppongo che questo non basti a costruire un personaggio così al di fuori dalle righe. Occorre una personalità eccentrica, un po’ folle e visionaria, per portare un’immagine così all’eccesso, tanto da stupirsi, oggi come oggi, che una simile figura possa essere davvero esistita in quegli anni lontani. Era il 1900 quando Luisa sposò il marchese Camillo Casati Stampa di Soncino, tuttavia l’inquieta marchesa intraprese, non molti anni dopo, una relazione con Gabriele D’Annunzio, completamente ammaliato dalla seducente dama. “I rosai del Vittoriale ti aspettano per fiorire”, telegrafava alla bella nobildonna (che lui chiamava Corè). Una relazione sulla quale varrebbe la pena di soffermarsi, ma la nostra protagonista non ama passare in secondo piano.
Se avessero potuto, le pareti delle sue sontuose dimore (Venezia, Roma, Capri e Parigi) ne avrebbero avute delle belle da raccontare, considerata la vita mondana e festaiola che avveniva all’interno dei loro immobili ma strabuzzati occhi. Quante feste stravaganti, pensate e organizzate da una padrona di casa originale e creativa, frequentate da esponenti dell’alta società nonché dai maggiori artisti del momento. Pare che Luisa, colta e amante delle belle arti, grande collezionista e mecenate delle nuove avanguardie, fosse stata una delle donne più ritratte del suo tempo (o forse, chissà, in assoluto). Celebri i ritratti di Giovanni Boldini, Giacomo Balla, Man Ray, Marinetti, Depero e Boccioni. Come non lasciarsi incuriosire ed affascinare da una creatura così insolita e straripante di idee. Non solo musa, ma ella stessa creatrice e sperimentatrice di stile nel continuo giocare con la sua immagine. Carnagione pallidissima, grandi occhi verdi esageratamente sottolineati di nero, abbigliamento fantasioso e teatrale, ghepardi al guinzaglio – quando non un boa attorcigliato al collo – non potevano di sicuro passare inosservati.
Ma si sa, gli eccessi non perdonano mai. La bancarotta era in attesa dietro l’angolo di una vita sfrenata e dispendiosa. I troppi debiti costrinsero la marchesa a vendere i suoi numerosi beni, l’inizio di una fine che ebbe luogo a Londra nel 1957, in triste povertà. Non c’è da stupirsi se la figura leggendaria della Marchesa Luisa Casati continua tuttora ad ispirare il lavoro dei creativi della moda. John Galliano, Karl Lagerfeld Tom Ford, Giorgio Armani, Alexander McQueen, Gucci, molti stilisti hanno ricordato con le loro creazioni, lo stile di una donna tanto eccessiva quanto leggendaria. Una sorgente da cui attingere, il fascino del pensiero lungimirante, che in qualche modo non desidera sparire nel dimenticatoio del tempo.

Consiglio:
Infiniti auguri alla nomade. Carteggio con Luisa Casati Stampa, di Gabriele D’Annunzio
(ed. Archinto, 2001, pp. 209, ISBN 9788877682932)

Infinità varietà. Vita e leggenda della marchesa Casati, di S. D. Ryersson, M. O. Yaccarino
(ed. Corbaccio, 2003, pp. 301, ISBN 9788879725439)

Ritratto di Luisa Casati Stampa, di Man Ray


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