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Vite sfogliate in camera oscura. Pietro Savorgnan di Brazzà

Creato il 29 marzo 2012 da Patriziabi (aspassotrailibri) @openars_libri

Pietro dagli occhi buoni. Pietro Savorgnan di Brazzà (di Sabrina)

(Roma, 1852 – Dakar, 1905)

Vite sfogliate in camera oscura. Pietro Savorgnan di Brazzà

Pietro Savorgnan di Brazzà

Altra testa, altro cuore, lui era semplicemente diverso dai suoi contemporanei. Pietro Savorgnan di Brazzà è stato un esploratore, ma ancor prima di questo fu certamente un uomo integro, un ragazzo avventuroso e pieno di sogni, un bambino curioso e coraggioso. Italiano di nascita (nacque a Roma, da un’antica famiglia friulana, a Palazzo Brazzà, oggi Ministero delle Comunicazioni), francese di adozione, possedeva dei valori che aderivano con fatica alla visione prospettica del suo tempo, ovvero quella brutta epoca delle conquiste coloniali, il periodo buio di un Africa che faceva gola ai paesi ‘civilizzati’, un vero e proprio scrigno di cui impadronirsi. Pietro era un viaggiatore nell’animo, mosso da quella calamita interiore che spinge verso le meravigliose diversità del mondo, dal desiderio di conoscenza e di comprensione verso ciò che è ignoto, nonché dal fascino dell’avventura che rinnova le visioni e regala nuovi orizzonti; credeva fortemente nello scambio di culture, nella condivisione e nel dialogo come massimo strumento di pace, esecrava l’idea dello sfruttamento coloniale senza scrupoli, invece così viva in altri esploratori- conquistatori dell’epoca.

Vite sfogliate in camera oscura. Pietro Savorgnan di Brazzà

Pietro Savorgnan di Brazzà

Non voleva imporre il modo europeo di pensare e di vedere le cose, così diverso e lontano, desiderava invece proteggere le popolazioni locali, creare interazione, scambio e crescita per ambo le parti, non dimenticando mai il sovrano rispetto per l’essere umano. Fu grazie al suo lavoro pacifico ma faticoso, costruito su fondamenta di fiducia e alleanza con i capi spirituali del Congo – con i quali condivise valori e speranze – che fece ottenere alla Francia, con metodi pacifici, vasti territori. Fu questo l’elemento di distinzione che lo rese unico, l’intolleranza alla violenza ed il coraggio di seguire una personale linea di pensiero, in un contesto storico in cui ognuno cercava gloria senza riguardo. Praticamente un eroe per il ‘suo’ paese, un personaggio scomodo quando nella sua ultima missione, decise di realizzare un rapporto in cui denunciava tutti gli orrori perpetrati dal colonialismo europeo in Africa. Morì a Dakar, malato, (si sussurra perfino avvelenato) durante il viaggio di ritorno. Il governo francese offrì una solenne sepoltura al Pantheon, onore concesso alle più alte personalità di Francia, ma la coraggiosa e fiera moglie di Pietro rifiutò saldamente l’offerta, considerandola ipocrita. Così Pietro, l’esploratore che mi piace definire ‘dagli occhi buoni’, fu sepolto ad Algeri; “La sua memoria è pura di sangue umano” è la scritta che appare sulla lapide. E quell’inchiesta? Venne successivamente soppressa dal governo francese, decisamente troppo rischiosa per i paesi ‘civilizzati’.

Consiglio:
Una vita per l’Africa: Pietro Savorgnan di Brazzà. A cura di Idanna Pucci
(ed. Libreria Editrice Fiorentina, 2006, ISBN 9788889264843)


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