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Vittoria puccini eroina tragica di tolstoj
Creato il 03 dicembre 2013 da Antonella Di Pietro @Antonella_Di_PiIl ruolo dell'eroina tragica di Tolstoj è interpretato magistralmente dall'attrice Vittoria Puccini, incantevole Anna, alla quale ha trasmesso la sua passione ben celata da un aspetto dolce e pacato che rivela, oltre ad una personalità ben delineata, un erotismo raffinato racchiuso in un fisico quasi androgino e mai contaminato dalla chirurgia plastica. La Puccini piace proprio in maniera trasversale per la sua naturale bellezza senza tempo che si integra perfettamente ad epoche passate. La sua notorietà, infatti, nasce con "Elisa di Rivombrosa" di Cinzia Th Torrini dove nacque l'amore, ormai finito, con Alessandro Preziosi.
Coprotagonista della fiction, la cui ultima puntata verrà trasmessa oggi in prima serata, l'attore Santiago Cabrera nel ruolo del fascinoso Conte Aleksej Vronskij che trascinerà Anna Karenina in una passione iniziata e finita, drammaticamente, sui binari di un treno. Tolstoj, infatti, conclude così la storia della sua eroina, per la cui fine trasse ispirazione da un fatto di cronaca realmente accaduto nel 1872, nella stazione di Jasenki della ferrovia Mosca-Kursk, quando una donna di nome Anna Pirogova si suicidò lanciandosi sotto un treno.
Di grande impatto la scena in cui Anna balla con il Conte Vronskij sulle note di "One Day I'll fly away - Un giorno volerò via" che è quasi un presagio della fine ma che non ci convince pienamente poichè, dal punto di vista musicale, appare una nota stonata che stride, per la sua modernità, nel contesto storico del romanzo di fine '800. La canzone, portata al successo da Randy Crawford, è stata, tra l'altro, già usata nel film "Mouline Rouge" dove Nicole Kidman la interpreta. Sarebbe stato meglio, per evitare l'effetto déjà-vu e per far immedesimare con maggior intensità i telespettatori, scegliere un'altra colonna sonora, magari inedita, o lasciare quella che è la traccia di tutta la fiction. Un film diventa famoso anche per la sue musiche che diventano parte integrante di esso.
L'opera letteraria "Anna Karenina", considerata dallo stesso Tolstoj un capolavoro del realismo, venne stroncato dalla critica russa che lo definì "frivolo" ma, invece, apprezzato da autorevoli scrittori quali Dostoevskij che disse: "In quanto opera d'arte è la perfezione e niente della letteratura europea della nostra epoca può essere paragonato ad Anna Karenina"; e Nabokov che lo definì "il capolavoro assoluto della letteratura del XIX secolo".
Il romanzo è ambientato in Russia, nell'alta società di San Pietroburgo, dove il marito di Anna, Aleksei Karenin, interpretato dall'attore Benjamin Sadler, è un ufficiale governativo, il quale, timoroso che lo scandalo del tradimento della moglie possa divenire di dominio pubblico mettendo, così, a repentaglio il suo prossimo prestigioso incarico, la costringe a restare in casa, accanto al loro figlio Seriozha malgrado Anna sia già incinta del Conte Vronskij.
Ma, quando la passione prende il sopravvento, niente e nessuno può fermarla e Anna, pur di stare vicina al suo amante abbandona il tetto coniugale ed il suo primogenito che Karenin userà contro di lei impedendole di vederlo. Una storia attuale, una storia di cui sono piene le aule dei tribunali, una storia quasi banale se non per la drammaticità del gesto finale ma che conserva la dignità della decisione suprema, troppo spesso soffocata, nell'odierna società moderna, dal dilagante fenomeno del femminicidio.
Eppure, la storia di Anna Karenina, così uguale alle storie di tante donne, riesce ancora a commuovere scardinando gli schemi preconcetti e i pregiudizi insiti in ognuno di noi. Il romanzo di Tolstoj, infatti, narra la storia di un sentimento vero, un amore capace di andare oltre le barriere del perbenismo di cui è permeata la società. Perchè l'innamoramento non è altro che una sorte di "rivoluzione interiore" che predispone al "cambiamento", come scriveva il sociologo Francesco Alberoni nel suo saggio "Innamoramento e Amore", e chi non è disposto a cambiare e rivoluzionare tutta la sua vita in nome di quell'amore significa che non è innamorato. Nel romanzo di Tolstoj avviene questo mutamento, in uno stravolgimento dello stile di vita dei due protagonisti che culminerà nel tragico epilogo.
E, forse, è proprio questo che riesce ancora ad affascinarci, laddove la pulsione di vita e la pulsione di morte, Eros e Thanatos, si incontrano dando vita ad un conflitto psicologico, ad un dissidio interiore trattato da Sigmund Freud nel suo saggio "Al di là del principio di piacere", che può portare alla distruzione o all''autodistruzione. Un amore malato, morboso, patologico che, però, risveglia la parte più cupa e più recondita di noi attratta da un finale tragico piuttosto che dall' happy ending.
Un mito, quello di Eros e Thanatos, destinato a non tramontare e che ritroviamo in altri grandi classici, come "Romeo e Giulietta" di William Shakespeare dove la coppia vive un amore osteggiato dalle due nobili famiglie di Verona, i Montecchi e i Capuleti. E che giustifica, quasi, Friedrich Nietzsche nel suo libro "Jenseits von Gut und Böse, "Quel che si fa per amore, è sempre al di là del bene e del male".
Antonella Di Pietro
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