Ci siamo dati appuntamento con sms ed e-mail. Arrivo in piazza ma non c’è ancora nessuno. Mi siedo sugli scalini di marmo della fontana e aspetto. Sono vestito da Babbo Natale. Ecco che dopo una diecina di minuti altri Babbo Natale stanno venendo verso di me. Aspettiamo: in breve siamo in trenta. È il momento di muoverci. Ci dirigiamo verso il più vicino centro commerciale. È tutto illuminato per le feste, con effetto Las Vegas. Alberelli multicolori che si accendono e si spengono, cascate di luce, archi sopra le vie, strombi che indicano le vetrine, stelle comete nel cielo. La gente entra ed esce carica di pacchi e pacchetti. Sciama dalle scale mobili nella piazza, o all’inverso entra nelle sale di vendita. Musiche digitali natalizie per l’aria si spandono ovunque mescolandosi al cicaleggio dei compratori.
Volano i primi schiaffi. I Babbo Natale schiaffeggiano i cittadini e li prendono a calci nel culo, bambini compresi. Strappano loro di mano i pacchetti regalo e li gettano lontano. Io sono tra loro, Babbo Natale trai Babbo Natale. C’è un fuggi fuggi generale, dopo i primi attimi di stupore e il pianto dei bimbi. Un Babbo Natale armato di spranga sfascia una vetrina mentre gli altri continuano a prendere a pedate gli acquirenti. Nella vetrina sfasciata, è piena d’attrezzature sportive, vedo delle mazze da baseball. Ne prendo una e comincio a colpire chi mi viene a tiro. Anche le auto in sosta vengono colpite, i Babbo Natale ormai sono tutti con mazze o spranghe in mano, e colpiscono alla cieca. L’azione dura in tutto una diecina di minuti. Ci riuniamo ad un lato della piazza e lasciamo per terra pacchi sfondati e gente dolorante. Sul selciato chiazze di sangue e di altri liquidi organici, si mescolano a liquidi usciti da bottiglie e confezioni rotte. Cominciamo a suonare dei campanacci e ci avviamo verso un altro centro commerciale. Nella piazza sono arrivate le prime auto della polizia e lacrimogeni colorati stanno offuscando con il loro acre odore, l’intera piazza. Guardiamo soddisfatti le nebbie colorate e ci avviamo lentamente verso un altro centro commerciale. Dopo una diecina di minuti arriviamo all’entrata e osserviamo gli ingenui cittadini che, ancora ignari, entrano ed escono coi loro multicolori pacchetti. Alcuni bambini ci salutano sorridendo e agitando le mani.
Siamo arrivati, siamo pronti al nuovo attacco. Mi giro e ci contiamo, siamo più di cinquanta adesso. Più di cinquanta teppisti, tutti con l’abito di Babbo Natale. Tutti con spranghe, o come me, con mazze da baseball. Altri Babbo Natale si stanno unendo a noi mentre partiamo all’attacco.
Vittorio Baccelli, Libro di sogni, 71, Edizioni della Mirandola, 2008.