Vittorio Emanuele Parsi e i generali turchi

Creato il 02 agosto 2011 da Istanbulavrupa

Vittorio Emanuele Parsi insegna relazioni internazionali all’Università Cattolica di Milano: e purtroppo fa anche l’editorialista per La Stampa, incarico che a volte gli dà la possibilità di straparlare sulla Turchia. Ad esempio, nel suo recentissimo articolo del 30 luglio, dal titolo ‘Se i militari sfidano Erdogan’, vengono acriticamente riproposti i cliché kemal-leghisti: quelli fondati sui pregiudizi anti-islamici e sulla propaganda delle élites kemaliste turche.

Ecco le perle di Parsi:

Si potrà discutere all’infinito su quanto Erdogan e il suo partito rappresentino un avanzamento della democrazia oppure un arretramento della libertà di costume (perlomeno) della Turchia di Ataturk.

Io sinceramente non capisco. Oggi la Turchia è un paese oggettivamentepiù democratico rispetto al 2002: si tratta di un giudizio’ tecnico’ (nel senso di politologico), legato alle riforme costituzionali volute dall’Akp – e da Bruxelles – che hanno modificato in profondità la costituzione di stampo autoritario del 1982. Ma cosa ci sarebbe da ‘discutere all’infinito’? Tra l’altro, la fallacia logica di quello che scrive Parsi è evidente: perché eventualmente un ‘avanzamento della democrazia’ non escluderebbe necessariamente un ‘arretramento della libertà di costume’. Nei fatti, però, l’Akp ha anche ampliato lo spazio delle libertà prima duramente compresse: con l’unica eccezione, magari, delle restrizioni per fumo e alcol.

In fondo, potremmo dire che il regime kemalista ha iniziato a morire con lo stesso Kemal e che solo la debolezza, l’inconsistenza, dei suoi sfidanti – unita alla determinazione dei suoi militari guardiani – ne ha consentito la sopravvivenza. Fino a quando non si è profilato un altro «caudillo», chi lo sa se davvero più convintamente democratico o solo più opportunisticamente populista, in grado di lanciare la sfida all’establishment militare (e giudiziario, occorre aggiungere).

Già, adesso Erdoğan è un ‘caudillo’: e Parsi, che pure è professore ordinario di relazioni nternazionali, non è in grado di stabilire – dopo 9 anni al potere – se è ‘convintamente democratico’ o ‘opportunisticamente populista’! Ma anche se non argomenta, cosa ‘pensa’ si capisce benissimo. Dico: ma è proprio così difficile attenersi ai fatti? O forse Parsi i fatti non li conosce?

Erdogan aveva investito sempre di più sul ribaltamento del classico approccio turco al Medio Oriente, avvicinandosi alla Siria e prendendo le distanze da Israele. Gli eventi degli ultimi mesi lo hanno costretto a una radicale revisione di rotta

Ma assolutamente no! Il ribaltamento dell’approccio kemalista al Medio Oriente è una scelta strategica: e questa scelta strategica – al di là degli aggiustamenti necessari ad assorbire al meglio i contraccolpi di un turbolento contingente – non mai stata messa in discussione né tantomeno radicalmente rivista. Eppure basterebbe leggere le interviste e i discorsi del ministro degli esteri Davutoğlu per rendersene conto.

Gli Stati Uniti, tradizionali sostenitori della Repubblica Turca, sono sempre più perplessi.

Altro colossale errore di interpretazione: un abbozzo di crisi nei rapporti tra Turchia e Usa c’è stato nel 2010, poi la Turchia ha spiegato meglio i suoi obiettivi e i suoi metodi e il vertice bilaterale con Hillary Clinton del 16 luglio è servito per rilanciare in modo convinto la partnership (Parsi, per rendersene conto, potrebbe consultare i testi delle conferenze stampa e degli interventi pubblicati sul sito del Dipartimento di Stato).

I rapporti con l’Europa sono precipitati nello stallo più totale 

Mah, da come srive Parsi sembra che la causa di questo stallo non sono l’ostruzionismo populista di Sarkozy e della Merkel o la questone cipriota, ma la nuova politica estera turca: che tiene legittimamente conto degli interessi nazionali, chiaramente mutati dopo la fine della Guerra fredda.

La conclusione però la condivido:

Eppure, la sensazione è che, alla fine, questo gesto estremo della simultanea «richiesta di pensionamento» da parte dei vertici militari sia «l’ultima carica» turca, la Balaclava di ussari scarlatti assurdamente lanciati contro munite batterie di artiglieria, tanto spettacolare quanto completamente inutile.

L’articolo di Parsi lo trovate riprodotto integralmente sul sito filosionista ‘Informazione corretta‘: ma ovviamente non perdo tempo a commentare la presentazione che ne fanno.



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