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Vittorio Savi: "A posteriori bisognerà conoscere studiare raccontare la vicenda della trasformazione urbana, dal dopoguerra a venti venticinque anni fa e dal 1968 a oggi. "

Creato il 12 ottobre 2014 da Bernardrieux @pierrebarilli1
Vittorio Savi: Vittorio Savi (Fidenza 1948, Firenze 2011), storico dell’architettura
contemporanea, suo e di Natalini il progetto dei Terragli,  ha insegnato dal 1976 a Firenze, Bologna e, dal 1996 al 2008, a Ferrara. Oggetto della sua vivace curiosità intellettuale sono state l’opera di Aldo Rossi, l’edificio della stazione di Firenze, la casa Malaparte a Capri e molti altri temi talvolta a torto ritenuti minori. A Ferrara, tra le altre cose, si è impegnato per la conservazione dell’archivio di Carlo Savonuzzi, architetto locale e figura chiave del Novecento ferrarese. Tra le sue pubblicazioni, vanno ricordate le monografie su Figini e Pollini, Guido Canella, Adolfo Natalini e Luigi Ghirri, oltre alla Guida all’architettura moderna di Parma.
Oggi,  qui, pubblichiamo,  dall'archivio del "Diario di Fidenza", un suo intervento di qualche anno fa. 

Nuovi Terragli: l'arch. Vittorio Savi risponde a Diario di Fidenza

SONO GRATO a Guido Giombi di quanto ha detto per interposta voce critica sul libro Nuove architetture raccontate, di cui, insieme a Adolfo Natalini, sono l'autore. In effetti si tratta di un libro che, nel 1996, si è costituito quasi spontaneamente ed è maturato non senza oscurità metodologica. Il testo, riportato da Giombi sul "Diario fidentino", non so da chi sia stata stilato, temo dal direttore editoriale di Electa Architettura, ieri e oggi Francesco Dal Co, o da qualche suo negro. La scheda non è molto impegnata, ma riesce a segnalare come l’esperimento possa rappresentare il paradigma per un diverso comunicare il lavoro progettuale architettonico, quale potrebbe influenzare critici e curator. Ciò che si sarebbe verificato. E taluno addirittura avrebbe tentato l'imitazione.Bravo Giombi, c'è una bella differenza tra il racconto del progetto di un insediamento urbano e la relativa esecuzione materiale. Solo che, per quanto riguarda i Nuovi Terragli, nessuno, inclusi il pistoiese Natalini e il fidentino Savi, ne ha mai conosciuto studiato raccontato per intero la vera storia. Naturale allora che il commento di Giombi non possa che attingere alla tragica figura della petroliera spezzata, incagliata in piazza della stazione e si appaghi del paragone iettatorio con uno dei mostri edilizi nazionali dove sono andati a finire i derelitti di quella ormai delineatasi come l'ennesima società integralmente multietnica.Nell'apparenza e nella sostanza, i Terragli di Fidenza diventeranno simili alle Vele di Scampia? Non ce lo auguriamo proprio. Succedesse, "non sarà colpa" degli architetti e delle loro architetture, semmai del naufragio dello spezzone glolocale chiamato Fidenza.A posteriori bisognerà conoscere studiare raccontare la vicenda della trasformazione urbana, dal dopoguerra a venti venticinque anni fa e dal 1968 a oggi. Dopo di che, la valutazione sarà meno affidata al luogo comune, ormai provocato dall’automatismo mediatico, più consegnata al neoumanismo che guarda la città come parte di un territorio metropolitano assai più vasto dell’ ombra delle torri fidentine e considera la stessa quale creatura vitale e dinamica, capace anche di comprendere errori ed orrori.Ma, ovviamente. noi non pensiamo che quelle architetture turriformi siano erronee, né orrende, anzi, forse, se i Fidentini pazienteranno un poco, sapremo dimostrarlo.Un poco? Precisamente per quanto? Il breve tempo del racconto, di approntare lo scritto appositamente dedicato, autenticamente critico e di esporre l'immagine documentaria e creativa del fotografo valente, ad esempio Paolo Barbaro con gli aiuti (tra loro, il sottoscritto). Il medio termine, in cui il Piano di Riqualificazione Urbana (PRU) sarà completato; nuovi e migliori opere architettoniche già ideate verranno realizzate (ad esempio, le opere di Canali, Monestiroli, Gigatti, ancora Natalini e Savi); le circonvallazioni urbane e extraurbane verranno finite; si riattiverà lo scambio tra città e campagna; riprenderà la produzione nei villaggi industriali modello e la forma urbis fidentina si identificherà nella forma civitatis, nonché nella geografia e nella geopolitica padana, degna del secolo ventunesimo - (persino, si immedesimerà nella scuola poetica fidentina e la scuola poetica ricomincerà a cantare ...)Magari è solo speranza.Certo non è illusione.Certo non è la fiaba comica che Gene Gnocchi avanza nella sua recente cronaca esilarante: «Fidenza. Ridente cittadina, nota per le architetture e per le belle donne; vive di pastorizia»!VITTORIO SAVI
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