Esistono solo tre forme naturali autentiche di poesia: quella che narra con chiarezza, quella stimolata con l’entusiasmo e quella che mette in azione dei personaggi. Questi tre generi poetici possono operare sia insieme che separati. Sovente li troviamo associati anche nella più breve poesia, e appunto in questo loro concorrere producono l’immagine più splendida nel più ristretto spazio come vediamo chiaramente nelle più notevoli ballate di tutti i popoli. Si ascolti un improvvisatore dei nostri giorni, quando, sul pubblico mercato, tratta un argomento storico. Dapprima, per riuscire comprensibile, racconterà, poi, per destare l’interesse, parlerà come un personaggio della vicenda stessa, infine il suo entusiasmo traboccherà e trascinerà gli animi. In tal maniera singolare si possono intrecciare questi elementi, variando all’infinito i generi poetici; e appunto per questo è così difficile trovare un ordinamento in base al quale disporli l’uni accanto o di seguito all’altro. Ma ci si potrà aiutare in una certa misura opponendo reciprocamente i tre elementi principali su un circolo, e cercando dei campioni di testi dove ciascun elemento domini da solo. Si raccoglieranno altri esempi che si avvicinino a questo o a quel tipo, finché i tre elementi compaiano riuniti e con ciò il circolo si chiuda. (meditazione su: forme naturali della poesia di Johann Wolfgang Goethe).
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V I A D E I G E O R G O F I L I
Nessuna stella in cielo, solo una nube nera
In quella notte calda di fine primavera.
Lei ti guardava stanca, seduta sul tuo letto;
in piedi nella stanza finivi un tuo progetto.
”Ancora qualche istante, cinque minuti appena,
poi sarò lì con te, ti gratterò la schiena
e sogneremo insieme per una notte intera,
in questa notte calda di fine primavera
io e te, io e te, io e te”
Stringevi forte in pugno la tua matita nera
In quella notte calda di fine primavera
E lei ti sorrideva sdraiata sul tuo letto
Vedendoti giocare a fare l’architetto
”Studiare e disegnare è questa la mia vita
ancora qualche esame e poi sarà finita
e sogneremo insieme per una estate intera…”
era una notte assurda di fine primavera…
D’un tratto nella stanza salì una nube nera
in quella notte calda di fine primavera
e tutti i tuoi disegni sulla tua scrivania,
figli dei tuoi sogni della tua fantasia
bruciarono in lampo senza nessun preavviso
sparirono nel fumo insieme al tuo sorriso…
E il cielo fu squarciato dall’urlo che saliva
E tanta gente in piazza piangeva e applaudiva
La notte di Firenze s’accorse d’esser viva.
Viva, viva, viva.
-Francesco Mannucci-
(poesia scritta per commemorare le vittime dell’attentato del 1993)
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Francesco.
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