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In questi tempi di celebrazioni per il 150 anniversario dell’unificazione d’Italia uno dei libri che ha fatto parlare molto e ha prodotto diversi dibattiti in TV è quello di Aldo Cazzullo “Viva l’Italia” che io consiglio a tutti di leggere. Infatti se si vogliono cercare le ragioni di un orgoglio nazionale questo è il libro che più di altri analizza i processi di unificazione e il contrario degli stessi attraverso analisi approfondite che vengono proposte con leggerezza e quindi di facile lettura. Cazzullo ricostruisce un pantheon di glorie tricolori la maggior parte delle quali oggi sono completamente ignorate e dimenticate ed invece sono proprio quelle che ci dovrebbero rendere fieri del nostro passato. Ignoranti come ci ha ridotto certa televisione e privi di sentimenti profondi, oggi ci pare impossibile che siano esistiti uomini e donne per cui l’Italia era un ideale che valeva la vita, e per cui “Viva l’Italia” furono le ultime parole; ma basta leggersi un testo come le “Lettere dei condannati a morte della Resistenza Italiana” per rendersi conto come nel passato un forte legame unitario univa le nostre genti. E’ vero ad un certo punto della nostra storia patria ci sono stati concetti trascinati giù nella considerazione generale del fascismo e allora elementi unificanti come bandiera, militare, lo stesso termine patria sono apparsi superati dal vento del nuovo. C’è voluta tutta l’autorevolezza di un personaggio come l’ex Presidente della Repubblica Ciampi che ci ha ricordato come si possa essere patriottici senza essere nazionalisti per riportarci ad una più pacata riflessione e rivisitazione sul nostro senso di Nazione.
Dal libro di Cazzullo si apprende che il Risorgimento è un grande mosaico tenuto insieme non da un’unica figura come si vuol far credere: quella di Garibaldi, ma da quattro figure tutte importanti e sullo stesso piano: Garibaldi sì, ma anche Mazzini, Cavour e Vittorio Emanuele II. Attraverso il Risorgimento, la Grande Guerra e infine la Resistenza, lo scrittore costruisce una galleria di eroi che non significa solo epopea di nobili gesti individuali. “Gli eroi ci fanno paura. Sono una scomoda pietra di paragone con le nostre miserie nazionali, col nostro non essere un popolo. Per questo cerchiamo di trascinare tutto verso il basso. Così si trasformano in presunte vittime i repubblichini di Salò dimenticando che fecero la scelta di stare col nazismo, non solo con Mussolini”. Inevitabile anche la tesi che ad un certo punto emerge dallo scritto di Cazzullo e che per molto tempo ha fatto discutere molti storici, ovvero quella della “Morte della Patria” a cui lo scrittore si ribella poiché ritiene la maggioranza degli italiani non dei traditori perenni come il volgo ci considera. E sul Risorgimento tornato oggi d’attualità possiamo concludere: “Raggiungere un sentimento patriottico condiviso, in Italia è più difficile che in altri Paesi. Perché si è ripetutamente cercato di costruire dei miti fondativi, cosa logica e lecita, salvo poi che, se si esagera, arrivano i colpi del revisionismo e il mito si sbriciola. E’ successo col Risorgimento raccontato in modo poetico, alla Carducci, con icone come l’incontro di Teano che non hanno retto quando si è andato a vedere da vicino i problemi dell’unificazione”.
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