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Viva la sposa di Ascanio Celestini: la recensione

Creato il 05 ottobre 2015 da Ussy77 @xunpugnodifilm

locandinaCelestini ricorda Pasolini. Cinecittà è un mondo desolante

Presentato a Venezia 72 nella sezione Giornate degli autori, Viva la sposa intreccia varie storie, pur mantenendo centrale la figura di Nicola, “attore” alcolizzato che prende per mano lo spettatore e lo guida nella sua galleria di disperati di pasoliniana memoria.

Viva la sposa è la storia di Nicola, un alcolizzato che continua a sostenere che smetterà di bere. Ma è anche la vicenda di Sabatino, che truffa le assicurazioni provocando incidenti, di suo figlio Salvatore, di un altro giovane Salvatore, della prostituta Anna, di Sofia e dell’Abbruzzese, un carrozziere che di notte fa il parcheggiatori abusivo.

Ascanio Celestini, qui alla sua seconda regia, ha sempre mantenuto uno sguardo di comprensione per l’umanità dolente da lui messa in scena. Una carrellata di disperati alla tragica ricerca di una speranza nel prossimo, da cui, paradossalmente, si tengono alla larga. Prendendo anche spunto dalla recente cronaca (il caso di Giuseppe Uva, carpentiere morto dopo un fermo di polizia e successivo TSO, viene utilizzato come accadimento di “quasi”chiusura della pellicola), scelta che gli ha fatto piovere critiche dal sindacato delle forze dell’ordine (prima ancora di vedere il film), Celestini realizza una pellicola nella quale la bellezza è negata, nella quale il quartiere diviene parte attiva di una desolazione diffusa, che accoglie, con amorevole comprensione, truffatori, delinquenti, alcolizzati e disillusi.

Viva la sposa è un film dalle innumerevoli sfumature, un prodotto che, avvalendosi della fotografia di Luca Bigazzi, si fa greve, livido e ironico manifesto di un’umanità che non si sente ancora vinta, ma a cui manca poco per inchinarsi e cominciare a raschiare il fondo. Mentre la sposa americana (bellissima e avvenente) si palesa sugli schermi televisivi, impegnata in un on the road per un’Italia luminosa e bellissima.

Pellicola impregnata di immagini pasoliniane e caratterizzata da un intreccio prettamente teatrale (un canovaccio di periferia condotto da un disgraziato demiurgo), Viva la sposa conferma l’attitudine di Celestini a narrare gli ultimi con comprensiva tenerezza. Tuttavia la tragedia aleggia in modo sinistro e pare sempre dietro l’angolo. E con una bottiglia in mano e l’anima malata è facile perdere il controllo.

Uscita al cinema: 8 ottobre 2015

Voto: ***


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