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Vivere così è solo dolore, non vi stupite di quella morte

Creato il 14 agosto 2013 da Www.marsala.it @@il_volatore
Caro direttore, l’Italia crede che chiudendo gli occhi e girandosi dall'altra parte i problemi si risolvano, svaniscano, semplicemente perché coperti da palpebre pesanti di ignoranza. Come se il buio di un istante potesse cancellare chi, fino a un attimo prima, ci si presentava dinanzi bisognoso di aiuto. Chiudere gli occhi non risolve i problemi. Chiudere gli occhi può metterci a posto con la coscienza, ma chi abbiamo sommerso in quel buio continua a boccheggiare e quella scrollata di spalle non fa altro che farlo annegare. Sentirsi esclusi, denigrati, maltrattati, derisi è qualcosa di orrendo, si inizia ad odiare la vita, ci si sveglia la mattina senza più un motivo, senza più un desiderio, solo con la speranza di diventare invisibili, di riuscire a nascondersi per un giorno solo. Un giorno di tregua dalle risa. Fa tanto ridere ciò che siamo? È così divertente? Allora ridete ma poi non sconvolgetevi se un ragazzo preferisce il vuoto a un’esistenza che ormai gli dava solo dolore. Capisco la scelta del suicidio perché si è consapevoli che qualsiasi cosa ci sia al di là, anche se fosse semplicemente il nulla, è comunque meglio che essere additato da lontano, escluso dal cerchio, cacciato. Questa è la mia seconda lettera a Repubblica ma di fiducia non ne ho più, non nella politica. Continuate pure, cari governanti, a rimandare, ad aspettare. Le promesse di chi ha il coraggio di esporsi servono solo a scansare un uragano di indignazione che subito si quieta. Avete una carta e la giocate sempre: l’Italia dimentica. In realtà, certe problematiche devono rimanere aperte, qualsiasi sia l’opinione al riguardo. Dite pure che per salvare la maggioranza i problemi etici vanno ritardati. Quanto volete aspettare? Quando l’orologio di Montecitorio non conterà più i minuti ma i ragazzi che si tolgono la vita? Continuate pure così. Urlate dai vostri amboni i vostri principi cattolici. Schieratevi pure contro il progresso della società. Tanto che importa? Un frocio in meno è sempre meglio di uno in più, no? Voglio chiedervi una cosa, però: chi vi dà il diritto di parlare in nome di uno che si chinava proprio accanto ai più bisognosi, che aiutava le vedove e le prostitute, che cenava con chi era allontanato dal tempio e dalla società? Non usate la religione per nascondere la vostra ignoranza,non macchiate un Vangelo sbraitando commenti dettati dall’odio. Imparate a leggerlo, osservate ciò che c’è scritto. Non volete farlo? Allora continuate a lavarvi le mani nel sangue di poveri ragazzi che disperatamente vi hanno chiesto di fare qualcosa e che ora muoiono per una società retrograda, per un’ignoranza dilagante, per causa vostra. Mi appello a papa Francesco che, sebbene sia strattonato da tutte le parti, deve ascoltare anche questo grido. Faccia in modo che la Chiesa  diventi finalmente la madre di tutti. Una madre non può concedersi il lusso di fare differenze fra i suoi figli. Li deve amare per quello che sono,  così come sono nati. La società italiana ha da troppo tempo respirato l’aria viziata di un odio perpetrato nei secoli. «Ama il tuo prossimo come te stesso»: se queste non sono diventate solo parole non alziamo muri inutili, non barrichiamoci dietro l’ignoranza, non chiudiamo più gli occhi. Nessuno deve più morire. Non per quello che è. Non per come è nato.   Davide Tancredi in “la Repubblica” del 12 agosto 2013   Davide Tancredi è l’autore della lettera “Io, gay a 17 anni” pubblicata il 25 maggio, sulla prima pagina di Repubblica, che aveva suscitato indignazione e polemiche e accelerato la discussione politica sulla necessità di una legge anti-omofobia. Nel frattempo Davide ha compiuto 18 anni.

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