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Vivere la musica a 360°: Diapasong

Creato il 03 aprile 2015 da Alessandro Ligas @TTecnologico

Intervista a Mario Delitala CEO di Diapasong

Il mondo va ad altissima velocità e devi chiederti ogni giorno se stai facendo tutto il necessario e per stare al suo passo. (Mario Delitala)

di Alessandro Ligas

Vivere la musica a 360°: Diapasong
Si sono incontrati durante il Contamination Lab, il percorso universitario che promuove la cultura dell’imprenditorialità, dell’innovazione e del fare, ed hanno trovato subito la giusta combinazione, il giusto accordo, per poter dare il là alla loro idea d’impresa.

Hanno recentemente partecipato al Pitch & Drink Cagliari, l’evento che crea un piacevole punto di incontro tra startup, investitori ed esperti del settore digitale, vincendolo

Oggi presentiamo Diapasong l’app web e mobile che trasforma lo smartphone in un jukebox per rendere la musica e i luoghi ancora più social e connessi. L’idea è nata dalla passione per la musica e consente di scegliere la propria canzone preferita per rendere ancora più piacevoli le serate in compagnia facendo incontrare il desiderio di interazione, la voglia di divertirsi e la passione per la musica.

Abbiamo incontrato Mario Delitala CEO della startup che ha sottolineato l’importanza di eventi di networking per sviluppare la cultura imprenditoriale ed ha raccontato il percorso di Diapasong.

Vivere la musica a 360°: Diapasong

Da sinistra verso destra, Mario Delitala, Davide Corona, Gabriele Spiga

Avete partecipato al Pitch & Drink di Cagliari, com’è andata?
Benissimo! Siamo risultati i vincitori. Era la prima occasione in cui presentavamo Diapasong di fronte a dei mentor ed esperti del settore. Eravamo già contenti di essere stati selezionati, e la vittoria è stata una soddisfazione ancora maggiore, che ci darà maggiori stimoli nel proseguimento del nostro percorso.

Cosa significa partecipare ad un evento simile?
Significa avere un importante confronto con figure esperte nel settore delle startup e dell’imprenditoria in generale. Eventi come questi aiutano a crescere, sia per un discorso legato al proprio progetto, ma anche a livello personale.

Quanto è importante ricevere feedback nella fase di ideazione di un progetto?
È importantissimo! Sono occasioni come queste che permettono di capire se il lavoro che si svolge quotidianamente stia andando verso una giusta direzione, o, in caso contrario, dove si sta sbagliando e in che maniera bisogna correggere gli errori. I feedback e le opinioni per noi, ed in generale, sono fondamentali Noi come team siamo molto aperti al dialogo al fine di migliorare il nostro prodotto.

Eventi come il Pitch & Drink servono per favorire cultura imprenditoriale, e la nascita di Start up, secondo voi come è possibile incentivare questi appuntamenti?
La creazione, ed il mantenimento, di un ecosistema attivo e ricettivo aiuta sicuramente ad aumentare il numero di eventi di questo genere. Cagliari in questo senso pensiamo sia una città al passo coi tempi, in quanto vi è attenzione sia da parte dei privati che delle istituzioni, a partire dall’università stessa con la presenza del Contamination Lab, così come il ruolo attivo che stanno ricoprendo strutture come l’Open Campus o The Net Value. Un evento come quello di Pitch&Drink mancava, e va fatto un plauso a Valentina Podda (event host) che è stata la prima ad attivarsi per la realizzazione di questo evento.

Chi è Diapasong cosa fa e con quali obiettivi nasce?
Diapasong è la startup che rivoluziona il modo di interagire con la musica, trasformando lo smartphone in un jukebox interattivo; partendo dalla nostra passione per la musica, e dalle soluzioni che la tecnologia attuale offre, ricreiamo quell’interazione fondamentale per migliorare l’esperienza musicale. Permette infatti di interagire dallo smartphone con la musica che viene riprodotta nelle attività commerciali. L’obiettivo è di creare un’applicazione che coinvolga le persone che amano la musica, rendendo ogni situazione in cui essa viene riprodotta un’esperienza nuova e stimolante.

Come siete nati?
L’idea è nata all’interno del percorso Contamination Lab. Ci sentiamo di consigliare vivamente ai ragazzi come noi, universitari, desiderosi di mettersi in gioco e determinati di costruirsi il futuro, di partecipare perché è un’esperienza che davvero arricchisce da tutti i punti di vista.

Come funziona?
L’applicazione è composta da una parte web e mobile. Tramite la webapp, i titolari delle attività commerciali, registrandosi nel nostro sito, possono creare un profilo della propria attività, ed organizzarsi delle playlist personalizzate, caricando la musica che preferiscono da storage web, come YouTube o Spotify, o direttamente dal loro hard disk. La mobileapp, invece, consente agli utenti, tramite un sistema di qr code o geolocalizzazione, di accedere alla playlist dell’attività, visualizzare le canzoni e scegliere quelle che desiderano ascoltare.

A chi si rivolge?
Ci rivolgiamo alle attività commerciali che sovente trasmettono musica in diffusione per migliorare l’atmosfera al loro interno. Riteniamo che manchi tuttavia la possibilità per i loro clienti di interagire con la musica in diffusione; Diapasong migliora il servizio offerto da parte dell’attività, e l’esperienza di consumo dei clienti,con effetti positivi a livello di engagement, che si traduce in maggiore permanenza e consumo all’interno delle attività commerciali.

E poi, ovviamente, ci rivolgiamo a quella che noi abbiamo denominato “smartphone generation”, ossia la fascia di ragazzi che va dai 16 ai 30, clienti abituali (almeno 2 volte a settimana) di attività commerciali in cui viene trasmessa musica, considerata da loro un elemento importante nelle proprie scelte. Con Diapasong migliora l’esperienza di consumo, diventando protagonisti dell’ambiente musicale che va a crearsi nelle attività commerciali.

Qual è il vostro modello di business?
Il modello di business è diviso in un pacchetto di tipo b2b, ed uno di tipo b2c. Il primo prevede un abbonamento che viene corrisposto dalle attività che usufruiscono del servizio, al prezzo di 19,99 € (abbonamento mensile) o 199 € (abbonamento annuale); l’abbonamento prevede, oltre all’utilizzo dell’applicazione, anche un sistema di monitoraggio delle scelte degli utenti, consentendo alle attività di essere aggiornati sulle preferenze dei loro clienti, dando così loro la possibilità di migliorare continuamente il servizio offerto. Il pacchetto di tipo b2c, invece, è pensato per feste o serate occasionali: al costo di 5 € qualunque privato può creare il proprio profilo, e le sue playlist, mantenendolo attivo per 24h.

Che difficoltà avete incontrato nel realizzare il vostro progetto? Come le avete risolte?
La difficoltà principale è stata dal punto di vista tecnico. Inizialmente non abbiamo trovato un informatico che ben si sposasse con la nostra idea e con la nostra mentalità; questo ha rallentato il nostro percorso sul campo, specialmente per quanto riguarda la validazione del prodotto. Abbiamo cominciato la ricerca e, dopo diversi colloqui, abbiamo avuto la fortuna di conoscere Alberto, grande informatico e bravissimo ragazzo con una mentalità adatta a Diapasong, che fin da subito si è mostrato entusiasta del team e del progetto. L’altro problema è stato quello riguardante la parte grafica nella presentazione del progetto; non è stato facile tradurre in grafica quello che per noi è Diapasong, e infatti non è stato facile trovare un graphic designer che riuscisse a integrarsi al nostro pensiero. Per fortuna Nicola c’è riuscito alla grande, forse anche perché pure lui è un musicista!

Qual è stato il vostro iter?
Siamo partiti con il Contamination Lab a Settembre 2014. L’idea dall’inizio era quella di lavorare sulla musica, passione che funge da massimo comune denominatore per tutto il team. Una volta affinata l’idea, abbiamo lavorato tanto sul modello di business, e sul pitch, cercando di trovare il modo ideale di presentarlo agli investitori. Una volta completato il lato tecnico del team, abbiamo realizzato l’mvp del nostro prodotto e cominciato la fase di testing a Gennaio, che stiamo ancora portando avanti, finalizzata a raccogliere metriche e feedback da potenziali clienti, utenti ed esperti per migliorare ancora il nostro prodotto.

Come è nata la vostra squadra e come è composta?
Ci siamo conosciuti a Settembre 2014 nella fase di team building del Contamination Lab, dove con tutti gli studenti partecipanti al corso ci vedevamo per scambiare idee, opinioni, conoscerci meglio. Ci siamo trovati quasi subito, capendo di essere sulla stessa linea d’onda. Il nucleo originario del team è composto da Mario Delitala (CEO), studente di giurisprudenza e musicista, Davide Corona (CMO), studente di economia e anche lui musicista, Riccardo Medda (CFO), studente di economia manageriale, e Gabriele Spiga (CTO), ingegnere elettronico. 2 mesi dopo circa si è aggiunto a noi Alberto Farci (app developer), studente di informatica. Infine collabora con noi anche Nicola Lotta (graphic designer).

Che ruolo ha la rete nel vostro business?
Riteniamo il networking fondamentale, e abbiamo la fortuna di vivere in una città, Cagliari, dove le occasioni non mancano. Come team siamo molto aperti alle pubbliche relazioni, in quanto riteniamo che ricevere critiche costruttive sia fondamentale per migliorare il nostro prodotto, ma sia utile anche per migliorarci dal punto di vista personale.

Quali sono le competenze necessarie per avviare una startup e come si costruiscono?
Le competenze primarie sono più caratteriali che tecniche. Ci vuole tanta perseveranza ma anche tanta umiltà, nel senso che non bisogna abbandonare le proprie idee di fronte a un fallimento, ma occorre anche avere la capacità di cambiarle, accettando e ragionando su qualunque tipo di feedback. Per quanto riguarda le competenze tecniche, una startup si poggia su due elementi fondanti: un lato economico e un lato tecnico. Competenze quindi economiche di vario tipo (organizzazione aziendale e marketing su tutte) e tecniche (informatiche e grafiche) sono quelle di cui non si può fare a meno all’inizio della creazione di una startup; tali competenze poi si costruiscono con lo studio e soprattutto con la pratica.

Quali risultati avete ottenuto e quali sono i vostri prossimi passi?
Abbiamo terminato il percorso sia dell’Innovaction Lab che del Contamination Lab (di cui il primo ne costituisce una parte), mancando per un soffio la finale. Questo è stato forse l’episodio che ci ha fatto fare il vero salto di qualità, dandoci una rinnovata energia nel lavorare. Abbiamo realizzato la versione alpha del prototipo abbiamo organizzato vari testing events in diversi locali, dove gli utenti hanno potuto selezionare le canzoni da ascoltare direttamente dal loro smartphone. Adesso continueremo con la fase di testing fino a che raggiungeremo un livello di user experience che ci soddisfi pienamente! Prevediamo comunque entro settembre contiamo di aver fatto conoscere Diapasong un po’ in tutta la Sardegna, preparandoci così per l’uscita negli store e nel mercato in tutta Italia.

Quali sono le tre principali azioni che dovrebbero attuare le istituzioni per supportare lo sviluppo delle startup?
Sicuramente devono essere presenti tre componenti: Formazione, Burocrazia e Mercato.

Dal lato della formazione riteniamo il percorso del Clab davvero utile e ben fatto, perché in poco tempo, e con ritmi davvero serrati (come la vita da startupper del resto), ti fornisce la preparazione necessaria per partire, e ti fa capire cosa significa mettere in pratica ciò che hai appreso dentro le aule universitarie, e non solo, e cosa significa “lavorare duro”.

Dal punto di vista burocratico riteniamo siano molto utili procedure snelle ed immediate, perché la velocità nel nostro campo è davvero fondamentale e non puoi permetterti il lusso di stare dietro alle lungaggini della macchina pubblica; risulterebbero utilissimi dei sportelli di consulenza che aiutino, specialmente in fase iniziale, dal punto di vista legale e finanziario, che siano quindi in grado di dare consigli per quel concerne la costituzione ed altri adempimenti e per prendere i primi finanziamenti fondamentali in fase di avvio.

Dal punto di vista del “mercato” riteniamo siano davvero importanti gli incubatori, che andrebbero aiutati e incentivati dalle istituzioni, perché, oltre farti capire senza fronzoli che vita avrà fuori il tuo business, ti supportano, ti stimolano e ti mettono in condizione di far crescere il tuo business e le tue competenze. Al pari degli incubatori uno degli strumenti, secondo noi molto utile, sono gli spazi di co-working, dove si ha la possibilità di confrontarsi giornalmente con altre persone competenti e motivate.

Un’infrastruttura che davvero supporta l’ecosistema startup e l’imprenditoria non può prescindere da una formazione 2.0 come quella del Clab, dalla semplificazione e trasparenza per quel che concerne aspetti legali e finanziari, e da attori fondamentali per la crescita del movimento e del territorio quali incubatori e spazi di co-working (come The Net Value e OpenCampus), che sono pozzi di conoscenze e competenze.

Cosa vuol dire per voi innovare?
Innovare significa guardare il mondo ed avere idee a 360 gradi. Significa capire quali sono le potenzialità insite nel presente e svilupparle perché il futuro sia al passo coi tempi. Il mondo va ad altissima velocità e devi chiederti ogni giorno se stai facendo tutto il necessario e per stare al suo passo. Innovare per noi è una condizione di sopravvivenza al pari di mangiare e bere.

In un “tweet” cosa consigliate a chi, come voi, vuol fare impresa?
Il consiglio è quello di pensare che tutti abbiamo possibilità di avere successo nel mondo delle imprese, basta solo volerlo veramente, e dare ogni giorno il 101%.

Grazie ed in bocca al lupo


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