Mark Boyle: una vita "al verde"
Lasciare tutto e vivere senza un soldo in tasca e in armonia con la natura. E’ questa la scelta che ha fatto Mark Boyle, un 31enne originario dell’Irlanda del Nord, laureato in economia ed ex manager nel settore dell’alimentazione biologica. Dal novembre 2008, quest’uomo vive in un caravan parcheggiato in una fattoria alle porte di Bristol, in Inghilterra, dove fa volontariato per ricambiare l’ospitalità. Boyle, ambientalista e vegetariano anche prima di cambiare vita, si è procurato la sua nuova "casa" su Freecycle, una comunità online di persone che barattano oggetti gratuitamente. Per risolvere il problema del mangiare ricorre a vari sistemi: coltiva frutta e verdura in un orticello davanti al suo caravan, rovista in boschi e siepi alla ricerca di frutti selvatici e ogni tanto, quando non riesce a trovare cibo a sufficienza, raccoglie gli alimenti in avanzo ancora commestibili che i ristoranti e i supermercati buttano alla fine della giornata di lavoro. Per muoversi, invece, utilizza una bicicletta dotata di un piccolo rimorchio.
Vivere da solo e a contatto con la natura non gli impedisce di prendersi cura della sua igiene personale. I denti, per esempio, se li lava con un misto di ossi di seppia e semi di finocchio e usa i fogli di giornale come carta igienica. Le uniche piccole concessioni alla modernità sono un vecchio notebook per rimanere in contatto con gli amici e un telefono cellulare che utilizza soltanto per ricevere chiamate: entrambi, però, si alimentano con l’elettricità prodotta da un pannello solare.
L’idea di trasformare il suo stile di vita radicalmente gli è venuta in un pub, mentre rifletteva con un amico su quanto i maggiori problemi del pianeta, dallo sfruttamento del lavoro al riscaldamento globale, fossero condizionati dal denaro e dal consumismo. Era l’autunno del 2008 ed era appena cominciata la tremenda crisi finanziaria che ha sconvolto l’economia mondiale e di cui ancora adesso si avvertono gli effetti. "Penso che quell’evento abbia fatto crollare la fiducia delle persone nel sistema economico globale", ha detto Boyle a Yahoo!. "La gente si è accorta che la sicurezza non è necessariamente garantita da titoli, monete e numeri elettronici. La vera sicurezza è un’altra: le relazioni con le persone che appartengono alla tua comunità".
All’inizio il progetto del "moneyless man", come viene soprannominato in Inghilterra, era di tentare a vivere in totale assenza di denaro solo per un anno. Poi però ci ha preso gusto e ha deciso, nonostante le difficoltà, di continuare e di rendere definitiva la sua decisione. "A dire la verità, da quando ho abbandonato il denaro, non sono mai stato così felice, sano e attivo. Potrei tornare a usare i soldi da un momento all’altro, ma ho scelto di non farlo", ha raccontato. Boyle è consapevole che la sua scelta è radicale e che "per la maggior parte delle persone vivere senza soldi è irrealistico". Tuttavia è convinto che "tutti possono diventare meno dipendenti dal denaro", purché questo non comporti grossi sacrifici.
E’ anche per questo che nel 2007 ha fondato la Freeconomy, una web community che promuove la condivisione di beni materiali, abilità e conoscenze e che al momento conta circa 20.000 iscritti. Nella comunità, gli scambi avvengono tra persone che non abitano a più di 10 miglia l’una dell’altra e diventano anche un modo per coltivare relazioni umane più autentiche. Per diffondere la sua filosofia di vita sostenibile, ha aperto anche una sua pagina su Facebook e ha scritto un libro "The Moneyless Man: A Year of Freeconomic Living", per ora pubblicato soltanto in Inghilterra.
Josh Stevens: dalla parte dei "buoni"
Contanti, assegni e carte di credito sono davvero necessari? "No", risponderebbe Josh Stevens, un simpatico ragazzo americano, ex agente di commercio, che è riuscito a vivere per un anno utilizzando soltanto i buoni omaggio di Groupon. La sua storia ha inizio quando il noto sito di promozioni lancia un concorso, Live Off Groupon, che garantisce al vincitore una fornitura illimitata di voucher per un anno e 100.000 dollari in contanti alla fine dei 365 giorni. La condizione per ottenere il premio finale in denaro è singolare: rinunciare per un anno intero a ogni altra forma di pagamento al di fuori dei buoni. Stevens è attratto dalla sfida e sceglie di partecipare mandando una buffa video-candidatura: al di fuori di ogni previsione, il vincitore è lui.
L’avventura parte da Chicago, la sua città, nel maggio del 2010. Non potendo comprare niente con i soldi, il primo giorno Stevens è costretto a confezionarsi un abito fatto soltanto con la carta dei buoni omaggio. La prima cosa che gli viene in mente è quella di utilizzare un voucher che offre una corsa su una carrozza trainata da un cavallo e recarsi in centro per procurarsi dei vestiti veri.
Da allora in poi, il protagonista di quest’impresa fa ogni cosa con la sua moneta "alternativa": mangia, si sposta, trova alloggio e fa acquisti di tutti i tipi. Nel suo viaggio "spesato", Stevens visita quaranta città degli Stati Uniti e fa anche la sua prima traversata oltreoceano con destinazione Londra. Di volta in volta, utilizzando gli strumenti che gli sono stati dati all’indomani della sua vincita (telecamera, macchina fotografica e iPhone), documenta la sua avventura sul blog liveooffgroupon.com e sui social network come Facebook e Twitter.
Per rendere possibile il tutto, Stevens utilizza i suoi voucher direttamente oppure li scambia con altri beni (soprattutto, cibi e biglietti per i trasporti), facendo affidamento sulla gentilezza degli sconosciuti. La sfida, però, è tutt’altro che semplice. I buoni di Groupon, infatti, non sono accettati ovunque e ci sono alcune situazioni in cui non possono essere proprio utilizzati. Così, Stevens impara velocemente i modi più efficaci per connettersi a Internet senza spendere niente e usa il web per fare telefonate gratis. In più, diventa un esperto di tutti gli eventi gratuiti delle città che visita.
Una delle maggiori difficoltà che incontra è il dormire. Tramite i voucher, infatti, riesce a trovare alloggio negli hotel solo in pochi casi. In più, le regole del concorso prevedono che il vincitore possa essere ospitato da amici e conoscenti per massimo due volte al mese. Ma l’intraprendente Josh non si fa abbattere e ricorre ai metodi più svariati: si fa ospitare in casa di amici degli amici, a volte anche sul pavimento, oppure si rivolge ai "couchsurfer", le persone che fanno parte delle comunità web in cui ci si scambia gratuitamente l’ospitalità. E naturalmente, attraverso questi sistemi conosce tantissima gente e fa nuove amicizie.
Alla fine dell’esperienza, arrivano gli agognati 100.000 dollari con cui Stevens può ritornare a fare un normale uso del denaro. Ancora non si sa bene come ha scelto di utilizzarli. Una cosa però è certa: non li spenderà tanto in fretta. E la sua avventura è stata così ben documentata ed avvincente, da meritare persino un’intervista sulla prestigiosa rivista Forbes.
Heidemarie Schwermer: dai e prendi
"Non avere niente, ma essere molto". Basandosi su questo motto, Heidemarie Schwermer, una signora tedesca di 70 anni, ha scelto di abbandonare il lavoro e gli agi per intraprendere una vita del tutto priva di denaro e fondata esclusivamente sullo scambio e sulla reciprocità.
La sua esperienza comincia nel maggio del 1996. La donna, che faceva la psicoterapeuta gestaltista a Dortmund, lascia casa e studio, regala auto e mobili, si libera di tutti i suoi averi e decide di procurarsi tutto ciò che le serve per vivere dalla centrale di libero scambio di beni e servizi Gib und Nimm (letteralmente, Dai e prendi), la prima associazione di baratto in Germania, fondata dalla stessa Schwermer due anni prima.
Da quel momento in poi, Heidemarie si fa ospitare dalle persone che lasciano temporaneamente la loro abitazione quando partono per un viaggio o per una vacanza. Lei, in cambio, si prende cura della casa, occupandosi di tenerla pulita, di dare l’acqua alle piante e ai fiori e di badare agli animali. Per mangiare, oltre a ciò che le offrono i suoi ospiti come "compenso" per la custodia dell’appartamento, la signora Schwimmer si rifornisce di cibo in un negozio di alimenti biologici. Anche in questo caso, la sua unica moneta è lo scambio: per "pagare" dà un aiuto ai proprietari. Per tutte le altre necessità, invece, fa invece affidamento sulla sua associazione di baratto e soprattutto sulla rete di contatti costruite nel corso degli anni proprio grazie a Dai e prendi. All’interno della centrale, infatti, Heidemarie mette a disposizione degli altri tutte le competenze e le attitudini che non aveva potuto sviluppare quando era ancora costretta a lavorare. Uno stile di vita, questo, che la arricchisce e che le fa apprezzare ancora di più l’unica cosa che per lei conta davvero: le relazioni interpersonali.
L’idea di fondare una rete come Dai e prendi le è venuta in mente è nata quando ha saputo che in Canada, dopo il fallimento di una grande azienda, gran parte della popolazione del paesino in cui si trovava l’industria era rimasta disoccupata e le persone avevano iniziato ad aiutarsi le une con le altre attraverso il baratto. C’era per esempio chi riparava il tetto di un’abitazione in cambio di un servizio di babysitting per i propri figli. Così, notando che in Germania non erano mai sorti network del genere, Heidemarie ha deciso di essere la prima.
All’interno della sua associazione, ognuno dei membri dice che tipo di bene o servizio è disposto a scambiare secondo le proprie attitudini. Può trattarsi, per esempio, della conoscenza di una lingua straniera, di una particolare competenza in ambito informatico o semplicemente della disponibilità a cucinare e preparare dolci. Funziona più o meno come le banche del tempo presenti anche in Italia. L’unica cosa bandita, naturalmente, è il denaro: il valore dei servizi offerti è valutato esclusivamente come scambio. Per Heidemarie, non sono i soldi in sè il problema ma il modo in cui sono considerati e usati in questi tempi. "Sono qualcosa di più di un semplice valore di scambio: sono diventati un modo per definire il valore delle persone", ha spiegato la ex psicologa. "Io, invece, oggi posso affermare che vivere senza denaro è possibile e per certi versi è molto più ricco". Per raccontare la sua esperienza, che continua tuttora, Heidemarie Schwermer ha scritto anche un libro, pubblicato anche in Italia. Il titolo è emblematico: "Vivere senza soldi".
(Info tratte da Yahoo! Finanza)