Il nuovo record raggiunto dal popolo dei giovani disoccupati, quelli con età inferiore a 25 anni, espresso in percentuale è del 36,2, ciò sta ad indicare che su quattro giovani c.ca uno mezzo non lavorano.
Se, con un po’ di fantasia, … eliminiamo il simbolo numerico e proviamo ad immaginare quella moltitudine composta da milioni di ragazzi tutti giovani, tutti potenzialmente pronti all’azione, tutti con lo stesso sguardo sconsolato e svilito e tutti accomunati da un unico denominatore: svegliarsi ogni giorno sentendosi di peso e non sapere cosa fare, forse ci avviciniamo davvero al cuore del problema per comprenderne il dramma. Sempre con il sussidio della fantasia ci si potrebbe impegnare ancora un pochino fino ad immaginarne il volti, gli occhi e coglierne pensieri e le emozioni. I disoccupati sono persone, e data l’età qui considerata, persone che si vedono negato il diritto “essere” dignitosamente nel periodo più propositivo della propria vita.
Ma i grandi burattinai si chiedono mai come vivono questi ragazzi? Di cosa vivono? E dove vivono? Presumibilmente i più fortunati, quelli che hanno una famiglia compiacente, in qualche modo vengono aiutati, ma quanto amaro è amaro quel pane! Visto che spesso anche le famiglie ,per i tanti motivi che non è necessario elencare, stentano e rasentano la povertà. Tutti gli individui, per una volta nel corso della vita, sono o sono stati giovani ed è per questo che tutti volendo possono comprendere quanto nefasta può essere per un ragazzo/a la povertà, la mancanza di futuro, l’indigenza, l’umiliazione sociale e i conseguenti possibili sentimenti di rabbia e scoraggiamento.
Secondo un vecchio proverbio: “la fame fa uscire i lupi dalle tane”. Un paese come il nostro che si arroga il diritto al titolo di popolo civile, ultramoderno, emancipato in realtà ristagna in uno stato di stanchezza, di incapacità e di nevrosi allucinatorie disperdendo incoscientemente le migliori energie che da sempre appartengono alla forza lavoro giovanile. Da esperti della salute mentale quali siamo ci è doveroso sottolineare che la pressione della rinuncia e degli stenti ad oltranza, in termini di effetti psichici, è un fenomeno da non sottovalutare, poiché, come dice il proverbio sopra citato la fame fa uscire i lupi dalle tane, ma i lupi affamati sono molto pericolosi; le negazioni ad oltranza possono avere un effetto istigativo, per esempio, a perdere il rispetto per quella società che ti nega rispetto come persona.
Dr.ssa Elisabetta Vellone