Chi ha occhi per vedere, guardi. Stia in guardia. Perché il Meraviglioso si nasconde alla vista proprio mettendosi sotto lo sguardo di tutti. E ci inganna così. Siamo abituati a vedere, non guardiamo e non cogliamo la magia del bosso strisciante, del convolvolo, del guscio di ghianda, del sasso forato. Troppo abituati a stare con il naso all'insù, perdiamo tutto un sottobosco pulsante di vita fatta di penombre e strane fievoli luci, di piume di corvo e del bottino perduto e luccicante di una gazza distratta, delle ossa di una lucertola sbiancate dal sole e della pelle smessa di un colubro. Troppo di fretta per fermarci a guardare, abbiamo perso la vista. Siamo ciechi e anche sordi. Non distinguiamo più la voce di un cardellino dal tubare di una tortora, il fischio del merlo dalla garrula ghiandaia che fa il verso a un gatto. Il canto del fiume è sovrastato dall'incessante rumoreggiare di auto, stereo, chiacchiere sempre troppo ad alta voce, sempre più vuote, sempre meno incanto, sempre senza più canto. Chi ha orecchie per sentire, ascolti. Chi ha occhi per vedere, guardi. Stia in guardia perché come diceva L'Ascuiz
"Una foresta di simboli è la natura
se la muta di cani cerca la mandragora.
Tu scava, e tu percepirai
il sorbo domestico, il sorbo selvatico e l'alchemilla.
Ave Regina degli Elementi.
La ricca arte della chimica nera
viene dal sortilegio del gran bosco.
[...]
-Jehan L'Ascuiz