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Viviana Scarinci - L'amore e' una bestia cronica

Creato il 27 aprile 2011 da Ellisse

viviana scarinciL'amore è uno di quei temi infiniti, ricorsivi, millenari, che oggi più che mai possono permettere una poesia di "azione", dilagante, teatrale, espressionista. Come elemento fondante della psiche umana, esso è "cronico". Prima ancora è stato sacro, ed è stato una delle prime cose ad avere un nome, finchè di esso, nella modernità liquida di oggi, non ci è rimasto che quel nome, come la rosa di Bernardo citata da Eco. L'amore è anche forse la cosa più soggettiva che esista, e pertanto ogni tentativo di condivisione artistica dell'esperienza è l'espressione di una rischiosa volontà di rappresentazione, o un esorcismo. La poesia è tentativo di dare una definizione, una sostanza all'amore, pur partendo dalla consapevolezza dell'inanità dello sforzo. Il tentativo è scavo, e lo scavo, in poesia, non può che effettuarsi all'interno del linguaggio, della sua potenzialità connotativa, delle sue dinamiche espressive, delle sue torsioni, come in questo testo di Viviana Scarinci. Nato per essere detto, recitato, ispirato in parte alle visioni spietate del pittore Sergio Padovani con cui dialoga, il testo di Viviana impone espressivamente quella soggettività di cui si diceva prima, ma non essendoci  posto qui per nessun "io" (la visione è per definizione un "altro da sè" che invade) e marcando nel contempo una distanza anche dal corpo, che, dicevo altrove, è ormai da tempo un topos di parte della  poesia femminile contemporanea, dapprima come riappropriazione, poi nuovo terreno di disagio e luogo in cui si incrociano ancora problematiche irrisolte. Qui la poesia, stesa in lunghe pennellate orizzontali di sensazioni trafitte dall'intelletto, si fa in un certo senso "concettuale", le domande, le ipotesi, i dubbi sull'essenza dell'amore vengono "eseguiti", rappresentati e porti come pensiero e riflessione sulle sue sembianze ingannevoli attraverso un linguaggio che è  trasparente e scomponibile e insieme misterioso e sibillino.  In altre parole, anch'esso - qui - "una bestia cronica che sembra un giocattolo", "una chimera che non assolve i fatti", ma "li assorbe nella spugna capovolta dei sogni".


L’amore è una bestia cronica

“il desiderio di tutti i miei personaggi è quello di avvicinarcisi il più possibile … qualunque cosa significhi…A mettere in scena questo piccolo romanzo da teatrino di periferia, sono due corpi confusi, nel sesso e nelle forme, nella postura e addirittura nell'ambientazione. Non è chiaro chi sia il protagonista dell'opera”s.p.

Se l’amore fosse tutto occhi e gli occhi fossero due bambini

litigiosi fino voltarsi le spalle, sarebbe la cecità

Il colore che li comprende smetterebbe l’agitazione

prosciugato nella secca di una forra, un botro profondissimo

scavato dal ricordo dell’acqua Se gli occhi fossero due bambini

nello spavento notturno non sarebbero due spille spiaggiate

che appuntano ferite alla luna ma la sagoma offesa di un relitto

Se gli occhi si svestissero sarebbe due fantocci  che celiano  il firmamento

E se l’amore  fosse  uno sguardo sarebbero un ragazzo che non vuole niente 

Forse l’amore è lo schianto per fusione di una differenza

che pure non pensa al confronto, sul marciapiede del risveglio

gettata com’è senza preavviso, né sussistenza che pure

devi garantire al corpo, nonostante la deflagrazione   

con le sue anomalie di lunga e corta gittata, corta come l’amore

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compulso che becca doloso la distanza

dal precedente identico, per farsi senza precedenti l’unico

fatto commensurabile, e lunga lunghissima gittata il travaglio

orizzontale che ne viene L’amore è una bestia cronica

che sembra un giocattolo L’amore è un organo inflazionato

una fluttuazione drenante il corpo su scenari vacui L’amore

scompone gli oneri inconsulti delle piccole piaghe, dissangua

senza fine memorie capovolte a svuotarsi Forse l’amore è

una chimera che non assolve i fatti, anzi li assorbe

nella spugna capovolta dei sogni, come l’appetenza vuota

e lontana di un trogolo infiorato tra le fanghiglie duttili e lussureggiante

e l’inciso pacioso di un  grugnito che significa tutto Forse è il porco   

di peso sollevato al giogo delle altezze che mente franchigie superiori   

O la lingua sonora di una decade di grigi riarsi

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che slavano il basso della torba con un’eco di vetro e polveri

scomposte nella facezia del cammino Forse

l’amore è un’allergia che poi entra in gioco

una ferma miscredenza sull’allergene che gli confonde i fiori

che lo estenua e che lo finge che lo arde di continuo sotto le meningi

lo buca, lo inghiotte, prolifera muco nei turbinati convulsi

e nell’unica profumazione sua, lo respira Forse

l’amore è questa mattanza nel profondo delle labbra

nonostante il risaputo sia querulo come il pantalone stellato

con cui non osi dormire E’ la gorgiera scollata di ogni decadenza

e il cane inalberato del distacco E’ la preghiera che pregando espia

il pregato Il lacerto, il travaglio fobico di un copione strappato Il sandalo

sfatato che calza discordia, la colonna obliterata delle scelte

la scapola crollata che astiene un vagito sorridendo 

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Le opere pittoriche sono di Sergio Padovani. Nato a Modena nel 1972 dove vive e lavora, ha vinto il Premio Arte Laguna 2009. E’ finalista al premio Combat 2010. (http://www.sergiopadovani.it/)

Nell'ordine:

L'amore    dalla serie    Il tuo silenzio è una vergine illuminata

L'amore è un cane dall'inferno   dalla serie     Il tuo corpo è il dolce vilipendio

Il tuo forsennato amore da mattatoio   dalla serie    L'Apocalisse ti dona
Su, di, intorno a Viviana Scarinci QUI



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