VIZIO DI FORMA (P.T. Anderson 2014)
Voto complessivo: 6
Sono così amareggiato che ero quasi indeciso se limitarmi o meno ad un tweet lapidario e liquidare il settimo film di
Paul Thomas Anderson così... Ma poi ho compreso che fosse necessario e doveroso mettere in chiaro che quest'opera è senza alcun dubbio un omaggio "letterario" e un capriccio registico, una
modesta parentesi nella eccellente e rispettabile carriera di questo cineasta, che fra i suoi alti e bassi ha sempre avuto qualcosa di interessante da dire per il cinema. È troppo se dico che faremmo meglio a fingere che Anderson non abbia mai realizzato questo suo adattamento del romanzo
Vizio di forma.
Ammetto di non conoscere Thomas Pynchon e la sua narrativa, ma sono fermamente convinto che un film debba camminare da solo. Tolto l'indubbio carisma della "strana coppia" poliziotto/investigatore debosciato composta da
Joaquin Phoenix e
Josh Brolin, non c'è una sola idea nuova di cinema.
Profondità di campo, costumi e scenografie d'epoca
perfetti, ma non è un po' fine a se stesso tutto ciò?
È
tutto forma e poca sostanza: costumi, primi piani di teste e corpi eloquenti che parlano per un'epoca e di un cinema di genere, più che di una vera storia. Parla chiaro anche lo stile di
montaggio del film che si rifà alla vecchia Hollywood, quella del classico
noir, con i tagli di scena in dissolvenza incrociata... È chiaro come il sole che
Anderson il vizio di "forma" l'ha preso alla lettera, perché formalmente il film è una riproposta fedele del genere
hardboiled, senza aggiungere particolari note innovative. Nulla di più. Nel
trailer ingannevole è stato spinto il tono umoristico delle scene circa le abitudini tossiche dell'investigatore privato
Doc Sportello & compari, ma poi vedendo il film ci si accorge che oltre ad avere solo alcuni momenti che fungono da gag riempitive, non sono in nessun modo una novità. Di fatti avevamo già ammirato questa commistione fra serio e faceto in pietre miliari del genere come
Pulp Fiction o
Il Grande Lebowski.
Le "gone girl" a volte ritornano, ci insegna Fincher, ma questa
è una femme poco fatale...
Debolissima è anche l'interpretazione da parte di
Katherine Waterston della "finta ragazza scomparsa" di Doc ("gone girl" è il termine poliziesco). Pessima e fiacca l'idea di affidare la narrazione con voce fuori campo a un personaggio, Sortilége, di cui fondamentalmente non sappiamo e non ci frega nulla. Buoni i momenti fra
Phoenix e
Brolin, ma il resto lo si butta, visto che l'intreccio complesso, ma evanescente non è reso così coinvolgente da farti volare due ore e mezzo di chiacchiere.