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Vladimir Majakovskij il poeta affamato di umanità

Da Lielarousse

Roma 15 novembre 2013

Vladimir Majakoskij

Ascoltate!

Ascoltate!
Se accendono le stelle-
vuol dire che qualcuno ne ha bisogno?
Vuol dire che qualcuno vuole che esse siano?
Vuol dire che qualcuno chiama perle questi piccoli sputi?
E tutto trafelato,
fra le burrasche di polvere meridiana,
si precipita verso Dio,
teme d’essere in ritardo,
piange,
gli bacia la mano nodosa,
supplica
che ci sia assolutamente una stella! -
giura
che non può sopportare  questa tortura senza stelle!
E poi
cammina inquieto
fingendosi calmo.
Dice ad un altro:
“Ora va meglio, vero?
Non hai più paura?
Si?!”.
Ascoltate!
Se accendono
le stelle -
vuol dire che qualcuno ne ha bisogno?
Vuol dire che è indispensabile
che ogni sera
al di sopra dei tetti
risplenda almeno una stella?!

Da Poesia Russa del 900

Uno sparo che ha attraversato la Storia di un’era che voleva trasformare il tempo in poesia, in sogno, un sogno che era tutto nella mente di uno dei poeti più disperati  ed estremi che il mondo abbia avuto.

Disperatamente innamorato  della vita, estremamente teso a rendere la vita, sua e degli altri, una visione nervosa di bellezza e tensione inenarrabile verso un tempo messianico ma concreto, nel capovolgimento del quotidiano in narrazione continua e rocambolesca di un piacere arcaico e infantile.

Scortato dalla madre del suo sogno, la luna belligerante dei miti più arcaici e arcani.

L’epopea esistenziale di Vladimir Majakovskij è stata un tutt’uno con la sua poesia, e le sua poesia ha voluto coincidere con l’utopia che ha travolto una generazione di poeti.

Tratto da:  Poesia, vita di Poeti, Fondazione Poesia Onlus

A domani
Lié Larousse



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