In riferimento ad uno degli ultimi interventi di Gianni Petrosillo prendiamo in considerazione alcuni articoli che trattano della situazione politica in Russia. In un articolo del marzo 2011(1), il giornalista Andrej Kolesnikov riporta alcuni passi di un discorso tenuto dal vice-capo dell’amministrazione presidenziale russa Vladislav Surkov. Kolesnikov scrive:
<< La logica del suo nuovo discorso (davanti a una delegazione di studenti americani) è all’incirca questa. La missione di Putin ai tempi dell’andata al potere era “fermare il caos e restituire allo stato le sue funzioni”. E in realtà lo stato ha sempre più funzioni, ma, a dire il vero, le compie solo sulla base di tangenti e spartizioni. Lo stato è diventato così tanto che praticamente nella Federazione Russa non si può compiere alcuna azione senza corruzione.>>
La situazione disastrosa dei tempi di Eltsin, di collasso economico e di totale anarchia e illegalità, sarebbe stata, quindi, combattuta grazie ad un ritorno della centralizzazione statale che però non è riuscita a limitare del tutto la corruzione e la tendenza alla spartizione da parte di una potente oligarchia. D’altra parte si dovrebbe considerare che queste tendenze si erano sviluppate da tempo nell’ultimo periodo di vita dell’URSS e che Putin non ha potuto ancora porvi completamente rimedio. Surkov ammette che “il parlamento sotto Boris El’cin era praticamente paralizzato… non potevano mai mettersi d’accordo su nulla” ma allo stesso tempo lamenta l’arresto quasi completo del processo di democratizzazione e la mancata applicazione del Codice Civile che pure è stato approvato nel 1995-1996. Certo si ha l’impressione che Surkov voglia anche compiacere il suo uditorio quando dichiara che sotto Putin “si è cessata di festeggiare la festa del 7 novembre e ciò significa che la Russia ha definitivamente rinnegato l’ideologia comunista” ma l’autore dell’articolo non manca di aggiungere che
<<sì, l’ha rinnegata, solo che perfino in una situazione di elezioni regionali controllate i comunisti nella maggior parte dei territori del paese hanno ottenuto il secondo posto dopo la decaduta “Russia Unita”. Il paese sperimenta un rinascimento comunista – senz’alcuna ideologia, semplicemente come surrogato degli umori di protesta. Ciò è conseguenza diretta della politica del partito e del governo, compreso il grande macchinatore della politica russa Vladislav Surkov>>.
Comunque, afferma ancora Kolesnikov, il punto principale toccato da Surkov riguarda la “classe media”; l’ideologo del Cremlino, infatti, così si esprime: “Proprio sotto Putin è sorta la nuova classe media, che non esisteva negli anni ’90”. Il giornalista ribatte però polemicamente:
<<Si capisce, la classe media è comparsa in modo naturale quando è cominciata la crescita di ristabilimento dopo la recessione di trasformazione, la crescita su una base nuova, di mercato. Se vogliamo proprio chiamare le cose con i loro nomi, Putin è giunto a cose fatte e dichiararlo padre del benessere nazionale è speculazione della più bell’acqua>>.
E successivamente continua snocciolando una serie di dati:
<<Quanto al periodo putiniano, se proprio si vuole andare nell’ambito scientifico, è un’altra storia. Nel 2007, secondo le ricerche dell’Istituto indipendente di politica sociale, alla classe media in “senso ampio” apparteneva il 15,5% delle famiglie russe. Tra l’altro questo nucleo, cioè le famiglie che si possono qualificare come classe media secondo tutti e tre i suoi indicatori – materiale, di istruzione e qualifica, di autopercezione sociale – conta il 3,6% delle famiglie. La quota massima della classe media “ampia” dall’inizio degli anni Zero non ha mai superato il 20%. E, cosa caratteristica, neanche negli anni della prosperità petrolifera, per non parlare già della crisi, questa quota non è cresciuta, pur essendo un metro più preciso dell’economia e della sfera sociale rispetto al PIL. Cioè sotto Putin la classe media non è cresciuta>>.
Ovviamente si tratta di dati e considerazioni che andrebbero valutate e verificate, provando a sentire altre “campane” e quindi prendiamo queste “osservazioni scientifiche” con una certa cautela. Nella conclusione del suo discorso Surkov ipotizza che con l’arrivo di Dmitrij Medvedev al potere siano <<sorti nuovi compiti: ora è indispensabile formare una classe di persone creative, una classe creativa, capace di inventare e creare le innovazioni>> e non solo per supportare l’apparato militare-industriale con tecnologie “hard” ma anche per sviluppare ambiti come quelli dell’architettura, del design, dell’istruzione, dell’arte, della musica e dell’industria del tempo libero, la cui funzione economica <<è racchiusa nella creazione di nuove idee, nuove tecnologie e un nuovo contenuto creativo>>.
In un altro articolo dello stesso periodo (luglio 2011) (2) si tratta più propriamente della struttura del vertice di potere attualmente vigente in Russia. L’autore dell’intervento, l’economista Marcus Svedberg, scrive:
<<Abbiamo detto più volte che non cambierà molto con le elezioni presidenziali dato che a guidare il paese saranno sempre gli stessi nomi. Tuttavia si intensificano le speculazioni su questa élite o gruppo di persone che ruota attorno a Putin e Medvedev (il tandem). C’è chi ritiene che la decisione chiave sarà presa da questo gruppo (il collettivo) anziché dai due politici al vertice. Personalmente continuiamo ad avere dubbi in merito al secondo punto, ma è evidente la presenza di un élite che conta. Nessuno sa effettivamente chi faccia parte di questa élite informale, ma presumibilmente si tratta di 10-30 politici e uomini d’affari. Molto probabilmente il gruppo e le sue dinamiche interne sono in continua evoluzione, certamente vi fanno parte i fedelissimi di Putin come il Vice Primo Ministro Sechin, il Capo di Gabinetto Naryshkin e il Sindaco di Mosca Sobyanin, oltre al Vice Capo di Gabinetto Surkov e il Ministro delle Finanze Kudrin, vicini sia a Putin sia a Medvedev. Comprende anche persone più vicine a Medvedev, come il Primo Vice Premier Shuvalov e il Consulente del Presidente Dvorkovich. Verosimilmente fanno parte di questa cerchia ristretta anche alcuni oligarchi, come Usmanov e Abramovich>>.
Come si può notare Surkov viene annoverato tra gli stretti collaboratori sia di Putin che di Medvedev , così che certe aperture di stampo relativamente “liberale” possono venire interpretate, presumibilmente, come espressione del suo ruolo di ideologo del gruppo dominante e certamente anche come il tentativo di “giocare” la sua personale partita all’interno dei vertici del potere. D’altra parte l’ideologo russo viene anche considerato il teorico della cosiddetta democrazia sovrana a cui sarebbe approdato da posizioni in precedenza tendenzialmente liberali. In un suo scritto del 2006, nel quale egli si distacca dal pensiero liberale “occidentalista”, infatti Surkov – oltre a rifiutare i discorsi sulla “decadenza” che consideravano la Russia ormai ripiegata su se stessa (avendo perso la sua missione imperiale) e a dissociarsi dai propugnatori dell’autarchia e dell’isolazionismo – ritiene la difesa del popolo russo, così come la sua crescita, fattori di ringiovanimento del paese e afferma, infine, che l’Europa non va idealizzata dimostrandosi critico nei confronti del “cosiddetto progresso”. Individua, inoltre, quattro priorità: la formazione di una solidarietà civica, come forza capace di prevenire i conflitti sociali; la costruzione di una classe creativa, strato-guida della società che emerge dalla libera competizione tra i cittadini; la cultura come organo del sapere e d’influenza ideologica; l’istruzione e la scienza come fonti essenziali di competitività. La sua abilità politica verrà, comunque, messa alla prova dai risultati della strategia, che assieme a Putin, egli sta elaborando in vista delle prossime elezioni. Nell’articolo sopra citato, infatti, l’autore scrive:
<<Da tempo Surkov vuole adottare un sistema controllato a più partiti; si tratta sostanzialmente di un sistema con un numero di partiti apparentemente in concorrenza che sostengono il Cremlino ma che di fatto “rubano” voti all’opposizione reale. Alle ultime elezioni il Cremlino ha creato il partito di centro sinistra “Russia Giusta” per fare concorrenza ai comunisti che conservano una certa popolarità e una buona percentuale di consensi. Alcuni rappresentanti di Russia Unita si erano opposti a queste manovre, ma il recente calo di popolarità e il timore che i cittadini non andranno a votare o che voteranno per i comunisti o i nazionalisti li ha spinti ad appoggiare Surkov. Quindi è probabilmente per questo motivo che a un oligarca come Prokhorov è stato concesso di ripristinare “Causa Giusta”, un partito moderno di centro destra, apparentemente liberale, in concorrenza con i Liberal Democratici di Zhirinovsky (che di fatto non sono né liberali né democratici), e che dovrebbe spingere alle urne la classe media sempre più insoddisfatta. Infine c’è il Fronte del popolo russo, un’iniziativa politica lanciata recentemente da Putin>>.
La situazione attuale e gli ultimi avvenimenti vengono commentati da Matteo Zola in un articolo apparso in internet il 27.09.2011 (3); nel preambolo l’autore riprende alcune considerazioni che riflettono la sua interpretazione delle “cose” russe:
<< E’ con l’arrivo di Putin che, nel 2000, la Russia si è ripresa dal default del 1998 anche grazie allo sfruttamento delle risorse energetiche (petrolio e gas) che hanno ridato fiato all’economia. Lo Stato nell’era Putin si è consolidato, ha ricominciato a pagare stipendi e pensioni, ritrovando una centralità nel panorama internazionale attraverso una politica estera muscolare. […]Russia Unita è il prezzo del successo, l’attività politica ed economica del new deal putiniano ha portato alla formazione di una middle class sconosciuta in Russia negli anni Novanta che sotto l’imperio di Vladimir Vladimorovic è cresciuta e si è allargata in modo esponenziale raggiungendo oggi nelle aree metropolitane occidentali (Mosca e Pietroburgo in testa) punte del 30% ma destinate a salire nel prossimo decennio al pari della crescita economica che, malgrado la crisi globale, avanza del 4% nel biennio 2010-2011. Tale crescita sociale ed economica si associa alla ristrutturazione verticale del potere politico, essa produce però una trasformazione nella società e quindi nelle aspettative dell’elettorato>>.
Come si può notare queste considerazioni contrastano decisamente, anche nei dati proposti, con quanto affermato nell’articolo di Kolesnikov; la Russia putiniana, della “democrazia controllata” teorizzata da Surkov, ha infatti, secondo Zola,
<<tessuto rapporti energetici (e quindi politici) di primo piano con la vecchia Europa guadagnandosi il silenzio connivente del cosiddetto Occidente di fronte alle guerre cecene o georgiana>>.
All’accordo recente che si è stabilito tra Putin e Medvedev (e Surkov) sono seguiti, però, anche alcuni colpi di scena e difatti Zola ritiene che – mentre nel disegno di Surkov c’era (e c’é ancora) la creazione di un bipolarismo fittizio con un grande partito maggioritario, Russia Unita, e un antagonista che dovrebbe essere il partito Causa Giusta - alcune frizioni che hanno determinato prima la cacciata di Michail Prokhorov da questo partito e poi la defenestrazione del ministro delle Finanze, Aleksei Kudrin, potrebbero aver complicato il quadro.
In conclusione appare plausibile che i cedimenti russi in politica estera su grandi questioni, come quella libica (anche se in Siria probabilmente Putin si è fatto valere), e il siluramento del ministro delle Finanze rappresentino una indicazione della volontà del governo russo di concentrarsi sulla riorganizzazione interna del potere e dell’economia di fronte alla grande crisi globale. A tal proposito così scrive Petrosillo nel suo recente intervento:
<<Kudrin […] veniva considerato l’uomo del rigore e dei conti in ordine dall’establishment finanziario mondiale […]. Il Ministro è stato messo alla porta perché c’è un primato della politica sulla ragioneria e della geopolitica sull’economia che non può essere messo in discussione da tecnici rimpinzati di teorie ma a digiuno di sovranità nazionale>>.
(1) Da www.matteobloggato.blogspot.com
(2) Da www.advisoronline.it
(3) Da http://eastjournal.net
Mauro Tozzato 02.10.2011