Un’estate di molti anni fa dovetti occuparmi di un caso di truffa a causa di una redazione sguarnita dalle vacanze. Una coppia di anziani era stata indotta da un signore ben vestito e azzimato che aveva subito suscitato la loro fiducia, un contratto per l’acquisto di un lussuoso divano in pelle di caribù. A quei tempi era di moda, l’Italia era da bere e sofà della stessa pelle erano pubblicizzati da un presentatore che accarezzando i braccioli come fossero stati fianchi di donna, esclamava “Dondi voce del verbo trattarsi bene”. Dunque la tentazione era irresistibile tanto più che il prezzo proposto era davvero stracciato: consegnarono 300 mila lire di caparra.
Ma passa un giorno, passa l’altro il divano dei sogni non arrivava. La coppia si attaccò al telefono presente nell’intestazione del contratto e al contrario di quanto si potrebbe pensare l’azzimato truffatore rispose. Si ripresentò dai due cospargendosi il capo di cenere e dicendo che c’era stato un errore, che il sofà acquistato costava molto di più di quanto erroneamente scritto. Avrebbe volentieri restituito la caparra, ma l’azienda per cui lavorava non prevedeva ripensamenti dopo 8 giorni (la legge di allora) quindi non c’era altra strada che perdere le 300 mila o aggiungerne un altro milione e mezzo per poter ospitare trionfalmente la pelle di caribù nel loro salotto. I due anziani non avevano tanti soldi, ma proposero di versarne ogni mese 200 mila fino al raggiungimento della quota.
Il truffatore era abile: invece di farsi uccel di bosco sfruttò il timore della coppia di perdere ciò che avevano dato, inducendola a versare sempre di più nelle sue mani, nonostante il fatto che la ditta del contratto fosse inesistente e bastasse niente per accertarsene, nonostante la mancanza di una documentazione ufficiale e le ricevute fatte su carta da quaderno a quadretti. Infatti, nonostante ogni evidenza, solo dopo qualche mese i due anziani superarono il timore della perdita e anche la vergogna per esserci cascati e denunciarono il fatto.
Vi chiederete cos’è che ha fatto emergere questo ricordo e se per caso non abbi avuto incubi notturni. No, nulla di tutto questo: è solo che stamattina ho visto all’opera lo stesso modus operandi e perciò mi è parso giusto mettere in guardia tutti e magari esortarli a fare una denuncia ai carabinieri. Infatti un signore azzimato, di nome Monti, rappresentante di un’anonima a ditta con sede a Berlino, Francoforte, New York e Bruxelles, va dicendo che per non perdere la caparra di sacrifici fatti nel corso di un anno con il bel risultato di essere andati in recessione, bisogna sganciare ancora e ancora: ’’ scongiurare il rischio, dopo tanti sacrifici chiesti agli italiani, di dissipare quei sacrifici e di non andare avanti su quelle riforme che danno speranza ai giovani’’ Ma si, certo, la disoccupazione a mille e la precarietà selvaggia sono dovute al fatto che si è fatto qualcosa, ma non abbastanza. Pure cretinate, del resto perfettamente compatibili con la mentalità di un mediocre funzionario. Ma lui spera che ci si caschi e che si voglia a tutti i costo il sofà in pelle di Italia. Ma temo che sia più difficile e che basti un minimo di sale in zucca per capire che tutto questo è prepotentemente ”Monti, voce del verbo vaffanculo”.