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Voci d’arte: Piero Fornasetti

Creato il 24 marzo 2014 da Wsf

“100 anni di follia pratica”, così si chiama la mostra che il figlio di Barnaba Fornasetti, ha costruito alla Triennale di Milano, che si è conclusa il mese scorso. La volontà era quella di rendere omaggio a questo artista italiano non solo per le opere ma anche per il suo concetto di “ornamento” che lo ha ispirato e accompagnato per molto tempo. 1000 pezzi, che hanno testimoniamo in maniera fortissima la sua inesauribile fantasia e lo spirito surrealista che lo caratterizzava. Dove l’oggetto non è solo oggetto, ma vive anche della sua interpretazione e uso. Un pizzico di dadaismo rivoluzionario, anche se Piero è molto classico. Fra gli anni ’30-’50 ci sono evoluzioni nella sua arte.

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“L’uomo è un animale decorato…da capelli di colori e fogge varie, dal colore della pelle, di sorrisi, di pianto e di espressioni. Persino chi cerca di abolire questa necessità fisiologica, cede lasciandosi crescere ad esempio le basette o portando cravatte rigate”. – Piero Fornasetti -

L’amico architetto Gio Ponti, dice dell’arte di Fornasetti: “Tutto ci è proposto come razionale, pratico, funzionale, economico. Ma se dopo tanto impegno cerebrale qualcuno va cercando fra le vecchie cose, ecco ora Fornasetti indurci a guardare, anzi a leggere, l’ornato anche su forme d’oggi”.

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E’ sicuramente un’arte che incuriosisce quella di Fornasetti, produce in multipli, ma resta padrone assoluto della sua unicità.
“Ogni oggetto di Piero Fornasetti è una porta aperta attraverso la quale uno è immediatamente risucchiato come in Alice nel paese delle meraviglie”, chiudo con queste parole di Philippe Stark.

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Piero Fornasetti (1913-1988), pittore – stampatore – collezionista – stilista – gallerista, ma soprattutto finissimo artigiano. Ha disegnato e realizzato 13 mila oggetti e decorazioni, dei veri pezzi unici, messi su carta e tracciati con rapidità che ad oggi risulta inimmaginabile e sicuramente mai praticata nell’era della progettazione digitale. Figlio della borghesia milanese, nel ’30 entra nell’Accademia di Brera ma ne viene espulso per insubordinazione; finirà alla Scuola superiore d’arti applicate all’industria, studi che lo formano fino a farlo diventare l’antesignano del design industriale. Inizia da pittore ed espone nel ’33 le sue prime tele. Alla Triennale per giovani talenti chiedono disegni per porcellane lui si presenta con i foulard e viene escluso, ma Gio Ponti, direttore, ne resta colpito. Inizia così una bellissima amicizia che negli anni ’50-’60 porterà a moltissime avventure. Nel ’37 fornasetti vince il concorso del Pensionato Sarfatti e parte per l’Africa grazie al premio. Nel ’43 è a Padova, dove affrescherà alcune sale del palazzo universitario del Bo; in guerra viene internato in Svizzera, nel ’47 espone alla Triennale motivi per ceramiche, pubblica su domus e dal ’50 collabora con Ponti; Casinò di San Remo, casa Lucano, cabine del transatlantico Andrea Doria. Morirà durante un piccolo intervento chirurgico.


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