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Voci di Aosta

Creato il 04 marzo 2015 da Cultura Salentina

Voci di Aosta

4 marzo 2015 di Titti De Simeis

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Aberto Ziveri: Interno d’autobus, 1966 (Olio su tela cm 130×175)

Un passo avanti e, quanti indietro? Una proposta innovativa e di grande utilità viene bocciata. Non modificata o adattata alle richieste e ai problemi che determina. No, sradicata. Completamente.

Siamo ad Aosta: dal 2006 è attivo sui bus, per quanto in via sperimentale, l’annuncio vocale delle fermate con lo scopo di agevolare i non vedenti, gli anziani e chiunque abbia difficoltà nel leggere il nome delle varie fermate, appunto. Pare, però, che i residenti in prossimità delle banchine di sosta siano stati disturbati e svegliati all’alba, dalla voce registrata. E’ quindi partita una richiesta (‘movimentata’ da lettere al Comune, alla Regione e segni di ‘insofferenza’ contro gli stessi autisti e i dirigenti della società concessionaria), da parte dei cittadini interessati, che ha avuto come risultato la cancellazione della ‘voce guida’. Da un anno a questa parte, dunque, il servizio non è più attivo. Bene, tutti a dormire. Ma la città, come tutte le città della nostra Italia caotica, resta assordante per ben altri motivi: camion della raccolta differenziata, moto che sfrecciano anche in piena notte e un traffico che sembra solo acquietarsi, ma resta, a livelli sonori, ben rappresentato. Del sonno, le tracce restano confuse, comunque. Ma, tant’è. I cittadini ora sono più tranquilli. Tutti? No. Le categorie di cui sopra, alle quali quella vocina dava delle preziose indicazioni, sono scontente. Esse usufruiscono, tutti i giorni, degli autobus per spostarsi all’interno della città ma ora devono, per ovvi motivi, chiedere a chi hanno vicino, o all’autista, il nome delle varie stazioni. Proprio a loro era destinata quella voce ‘roboante’ che ha suscitato tanta sommossa. Ma anche ai turisti, alle miriadi di stranieri che visitano Aosta nell’arco di tutto l’anno e che non hanno dimestichezza con una città sconosciuta e con i mezzi che la attraversano.

Ci si chiede: era proprio necessaria una soluzione così drastica? Al di là del fatto che il Consiglio Regionale si sia mobilitato (e meno male) per trovare una soluzione mediatrice atta a ripristinare il servizio, proponendo di moderare i volumi o limitandone l’efficienza a fasce orarie più adeguate, resta acceso l’interruttore della meraviglia di fronte a comportamenti che con l’umanità non sembrano avere molta parentela né con i disagi che, anche se restano fuori dalle nostre case, camminano a gomito stretto con la nostra quotidianità.

Un anziano, un non vedente, peggio ancora un anziano non vedente, ha diritto di vivere in un Paese che ne rispetti le esigenze, i desideri e in cui sentirsi ‘a casa’ anche quando è in giro da solo, senza il timore di recare disturbo a chi, nella fretta di tutti i giorni, non gli dedica la giusta disponibilità.

In ogni città, in quelle settentrionali e in quelle meridionali. A proposito, ricordiamo come queste ultime siano, spesso, soggette a pregiudizi di ‘arretratezza’ rispetto alle città del Nord. L’Italia d’oltralpe in questo caso, non è stata di grande esempio quanto a sensibilità e ‘apertura’ anzi, ha suscitato sul suo stesso territorio grossi motivi di dissenso. E va bene. Ben vengano, se possono stimolare e suggerire strade migliori ed insegnare, soprattutto, che i disagi di alcuni strati della nostra società sono la cartina al tornasole del corretto funzionamento e dell’efficienza della società tutta. Alleviarli non fa che dimostrare la nostra capacità di comprendere, di venirci incontro e darci una mano.

Un po’ di buona volontà e riusciamo a respirare tutti meglio, senza togliere l’aria ed il sonno a nessuno.


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