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Voci normali dal paese centocinquantenario: puntare gia' al 18 marzo

Creato il 17 marzo 2011 da Alessandro @AleTrasforini
"C'è un aspetto della nostra vita nella collettività di cui possiamo andar fieri? Non mi pare.
Viviamo in un Paese che è morto, ormai, senza futuro e senza speranza per i nostri figli.
Dappertutto è solo un cercare di fregare il prossimo e soddisfare le proprie aspettative. Il bello è che ci lamentiamo, ma siamo noi che abbiamo contribuito affinchè ci prendessero la vita e ce la gestissero come pareva a loro: [...]
<Mamma> mi dice la mia piccola di otto anni, <tanto se non vado bene a scuola posso sempre partecipare a un quiz in televisione e vincere tanti soldi.>
E tu che ti sei dannata per anni a spiegarle e a farle capire cosa significano il sacrificio, il sudore, la gioia nel raggiungere un obiettivo dopo anni di fatica, resti senza parole. Puf!
Tutto finito, in due battute."
(Stefania)
"Certe notti la macchina e calda e fuori c'è meno dieci, e la neve attutisce i rumori del mondo e rende magica anche una strada qualunque di una qualunque grande città del nord.
Certe volte ci si sente davvero gli unici esseri viventi sulla faccia della terra, ed anche se sei a settecento chilometri da quella che hai sempre chiamato casa, il calore di un sentimento, la musica nelle casse, la persona seduta accanto a te ti fanno sentire improvvisamente viva.
E a casa.
Non sai quand'è successo, che hai smesso di pensarti come un emigrante. Non sapresti descrivere il momento in cui la precarietà in cui vivi immersa da sempre ha iniziato a colorarsi di tinte diverse, come se una radice fossi finalmente riuscita a ficcarcela, in questa terraccia dura, e da lì stessi succhiando quel pò di nutrimento che ti serviva per fiorire.
Non lo sai com'è, che anche la sponda di ghiaia continua ad andare giù, tu sei poiù salda che mai, e a tratti felice, a tratti solo indaffarata, ma sempre viva.
Certe notti la neve se ne frega, e te ne freghi anche tu: che chiamino la tua una generazione di <bamboccioni>, anche se non le hanno mai lasciato neanche lo spazio sufficiente per tirare il fiato prima di tuffarsi nella mischia; che ti chiedano sacrifici continui, mentre chi dovrebbe dare l'esempio ruba aman bassa; che niente sembri bastare mai.
Te ne freghi, ascolti la radio, pensi che c'è tempo per preoccuparsi, e per ora va bene così.
Buonanotte, Italia."
(Alice)
"Ciao, sono Deborah. Sono sorda.
E questo non mi impedisce di ascoltare con la mano. Ascolto le vibrazioni delle casse che suonano, quelle del cuore quando inizia una canzone, quelle delle lacrime di entusiasmo dei miei amici, all'apertura di un concerto.
Si sente con le orecchie, si ascolta con il cuore!
Per questo non ho paura."
(Deborah)
(da libro "Niente Paura", autori Gay-Paterlini)
Sarà meglio viversela questa Italia, senza pensarla troppo.
Sarà meglio credere che possa essere ancora possibile cambiarla.
Sarà meglio sperare che possa essere possibile invertire il detto secondo il quale si stava meglio quando si stava peggio.
Sarà forse meglio azzerare l'eterno conto alla rovescia per un nuovo inizio; sarà meglio stare vicino a questo Paese senza farlo sentire troppo vecchio ed invecchiato.
Il freddo scende, la primavera arriverà.
VOCI NORMALI DAL PAESE CENTOCINQUANTENARIO: PUNTARE GIA' AL 18 MARZO

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