Magazine Diario personale

Voglia di lavorare…

Creato il 31 luglio 2012 da Lamagadioz
31 luglio 2012

Voglia di lavorare…

….Stamattina mi sono svegliata con un pensiero. In realtà è qualche giorno che ci penso, ma stamattina il tutto mi si è presentato all’istante, appena sveglia, con ancora il condizionatore che sprigionava benedetta aria fredda (e benedetto chi ha inventato questi aggeggi)…
Qual era il pensiero? Adesso ci arrivo. Prima la premessa. Che consiste nell’aver sentito diverse persone, negli ultimi tempi, da mia madre al mio ragazzo, passando per conoscenti vari, i quali mi hanno fatto notare come in Italia a mancare non sia tanto il lavoro (certamente anche quello)…..ma la voglia di lavorare di un tempo.

Boooooommmm. Che cazzata, eh? Bah…non lo so. E’ un po’ che ci penso, è un po’ che mi domando se davvero la disoccupazione è causata dall’assenza totale di offerta di lavoro…o c’è qualcos’altro che non funziona.
E così stamattina il dubbio ha preso forma e si è trasformato in una domanda gigantesca, articolata più o meno in questo modo: non è che sono i giovani di oggi che di lavorare seriamente non ne hanno troppa voglia?
Boooooooommmm!!! Altra cazzata! Spettate un attimo che articolo il ragionamento…
Ora voi vi chiederete: ma al mattino non hai altro a cui pensare? Pensi ai giovani disoccupati italiani?
Eh lo so, che vi devo dire. Ognuno hai pensieri suoi, io penso pure quando dormo, figuriamoci!

La domanda ha cominciato a frullarmi nella testa un po’ di tempo fa, quando anche io come tanti coetanei ero in cerca di lavoro e mi ero iscritta a diversi motori di ricerca di impiego online e mi divoravo ogni giorno i giornali che pubblicavano annunci di lavoro.
Quindi, gli annunci c’erano. Sia online, sia offline. E continuano ad esserci. E non parlo solo di offerte di stage (che pure quelle abbondano!), parlo di qualsiasi tipo di impiego, dai servizi alla ristorazione, dal fiorista al meccanico, dall’impiegato alla commessa. Parlo di tutti i tipi di lavoro. Che offriranno contrattini e contrattucci, poche tutele e via dicendo…ma sempre meglio che stare a casa mantenuti da mamma e papà…o no?
Ora lo so che mi attiro le ire di chi cerca da mesi e non trova niente. Sono sicura che sia così. Ma il mio problema, la domanda gigantesca di stamattina, me la sono posta in conseguenza a un’altra questione: anche quando i giovani trovano lavoro, non hanno minimanente idea di come si lavora. E non generalizzo, ci mancherebbe! Riporto solo alcuni esempi vissuti da parenti e amici che hanno avuto modo di lavorare con i giovani negli ultimi tempi.

Mia madre. Mami lavora da….dunque neanche mi ricordo, so che a 5 anni già aiutava nonna a fare le pulizie in casa e a sistemare i fratellini piccolini. Pii dall’adolescenza in poi è stato un continuo lavorare in ristoranti, bar, negozi…fino ad adesso. Insomma, mami di lavoro e di farsi il mazzo per guadagnarsi la pagnotta (e i dolcini della nonna quando era bimbetta) ne sa qualcosa!
Nel locale dove ha lavorato fino a poco tempo fa, mi raccontava di un tale di anni 22, forse 23, arrivato da poco, con poca o nulla esperienza che si sentiva il re dei barman e trattava gli altri, tra cui Mami, in modo che definire irrispettoso è come dire che oggi a Milano fa leggermente caldo.
Le rispondeva male quando lei provava a fargli capire che le cose non andavano fatte come lui le faceva (Mami ha esperienza ventennale, lui semestrale se va bene…), lui arrivava quando voleva e se ne andava quando voleva (Mami arrivava prima dell’apertura e andava via dopo la chiusura) lui urlava invece di parlare a un tono di voce normale, mentre Mami cercava di fargli abbassare al voce.  Lui alla fine si è licenziato perché non sopportava l’ambiente.

Ma stiamo scherzando?

Altro esempio. Il mio ragazzo, che da oggi soprannominerò Matrix per dargli un nome (nome scelto dal mio collega per la somiglianza con l’attore del film). Matrix mi racconta la storia di un suo collega che ha avuto la “fortuna” di avere a che fare con uno stagista, brillantemente laureato in ingegneria. Il quale stagista arrivava in ufficio alle dieci e se ne andava alle 15, benché gli fosse stato detto più volte che l’orario di lavoro, nel mondo del lavoro normale, è un attimo più lungo. Ma lui si ostinava a fare quel che più gli aggradava. Una volta, ha raccontato sempre il collega a Matrix, nel bel mezzo di una riunione, verso le 15 lo stagista si è alzato e con estrema nonchalance ha detto: “Beh, io dovrei andare. Buona giornata”. Ed  è sparito.
Da quel giorno lo hanno sospeso. Al che si è stranito, e in un momento di sfogo con il collega di Matrix se ne è uscito con: “Strano, non è la prima volta che mi succede, negli ultimi mesi non riesco a completare nemmeno uno stage”. Ma che strano!!

Io negli stage che ho fatto (tre…e mi è andata bene) lavoravo più dei dipendenti, nella speranza che magari a fine stage potessi essere assunta o vedere un pezzetto di simil contratto. Speranza vana, ma almeno ho lavorato e imparato un sacco di cose!
E gli esempi potrebbero continuare. Di chi lavora bene ma non rispetta i capi, a chi lavora male e se ne frega, a chi infine non ci mette neanche un po’ di sforzo perché tanto sa che alle brutte torna a casa da mamma e papà.

Non è così per tutti, lo so. Prima che prendiate fuoco e cominciate  a digitare commenti al vetriolo contro questo post, vi fermo: non sto generalizzando!!! Però sono sicura che tra di voi c’è chi ha vissuto o conosce chi ha vissuto esperienze simili. E non sono poche, di questo sono certa.
Per carità, le black sheeps sono ovunque. Però se un ragazzo è davvero alla disperata ricerca del lavoro, come pare sia questo il momento, perché non cerca di tenersi stretto anche uno straccio di posto? Perché c’è questa arroganza e superficialità?

I nostri vecchi lavoravano come muli. Da mio padre ai mie nonni, agli stessi suoceri che appartengono a due generazioni fa…hanno sempre lavorato come bestie, il lavoro prima di tutto, il rispetto del lavoro prima ancora di tutto. Perché nessuno ti regala niente. Perché se anche il lavoro è un diritto costituzionale, non te lo danno in automatico perché ne hai diritto, lo trovi perché ti sei sbattuto per cercarlo e ti sei fatto ancora di più il mazzo per tenertelo stretto.
Oggi non avverto più quel senso del lavoro e del dovere che avevano i nostri predecessori. Oggi sembra tutto dovuto, pure il lavoro. E se lo trovi, neanche ti sbatti per tenertelo perché, e che cavolo, tu te lo meriti il lavoro punto e basta.

Non lo so, è un mio punto di vista. Forse è sbagliato, forse anche in passato era così. Però in passato se eri disperato e bisognoso di lavoro, ti mettevi alla ricerca di qualsiasi lavoro dignitoso pur di avere un’occupazione. In Australia ho lavorato nei ristoranti, anche perché lavoro nel mio campo io non ne ho trovato. Ma non mi sono arresa e ho trovato lavoro, subito, nella ristorazione e mi sono fatta in quattro per tenermelo.
Voglio dire, ci sono centinaia di annunci per impiegati, commesse, segretarie, camerieri, receptionist, con o senza esperienza. Ce ne sono tanti davvero. Eppure ogni giorno sento parlare di disoccupazione crescente, pessimismo e disperazione dilagante tra i giovani italiani.

Allora cos’è che non funziona? I giovani non trovano lavoro o non trovano il lavoro per il quale hanno studiato? Perché secondo me c’è una bella differenza! Io in Australia ho fatto la cameriera, non la giornalista, però questo mi ha permesso di mantenermi e più che egregiamente!
E ‘ il mercato del lavoro che non comunica con i giovani o sono loro che non sono disposti a mettersi in gioco?

Ho iniziato con una domanda e finisco con altre tre. Voi avete una risposta? Io intanto continuo a pensarci, sia mai che domattina me ne esco con un’altra question…no, promesso…sto buona! :-)


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