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Vogliamo comunicare?

Creato il 23 novembre 2012 da Filelleni

Vogliamo comunicare?

Leggetelo e ancora leggetelo. E guardate tutti i filmati che suggerisce. Leggete tutti il post di Giuliano del blog Passato e futuro sulla comunicazione del passato. Ok Giuliano è un “digitale” e i digitali s’interrogano per forza sulle modalità della comunicazione perché la tecnologia deve fare proprio questo: raccogliere dati per una comunicazione più diretta, mirata, efficace. Comunicazione che si attua a vari livelli, dall’addetto ai lavori al pubblico che visita i musei, guarda la trivù, naviga in rete. In questo post Giuliano parla di comunicazione al pubblico e di come sia inesistente in molti casi, oppure schiava della tecnologia. Parla di “illusione”, perché ci siamo illusi che le nuove tecnologie avrebbero rivoluzionato i nostri musei colmandoli di cave immersive o chissà quale altra diavoleria. In realtà non è accaduto nulla di tutto ciò, le tecnologie si sono evolute e ora i progetti si fanno prevalentemente per smartphone e in futuro chissà, però i prodotti sono cambiati poco nei contenuti e, diciamocelo pure, non hanno “sfondato”. Se ne parlava anche sabato scorso alla Borsa di Paestum in occasione dell’annuale incontro sull’archeologia virtuale promosso dal CNR-Itabc. “Ci vuole lo storytelling“, si diceva. Ma va! La tecnologia non basta bisogna inventarsi una storia, saper raccontare. Per dirla con parole mie, bisogna saper fare comunicazione. Bisogna inventarsi modi nuovi di raccontare le storie antiche, liberare creatività e fantasia. La tecnologia è al servizio del racconto, e non viceversa. Però il racconto deve partire da una base di conoscenze solida, documentata. La fantasia deve avere buone fondamenta. Per questo chi fa comunicazione dell’antico dev’essere persona che “sa”. “So legger di greco e di latino, e scrivo e scrivo e ho molte altre virtù”, scriveva Carducci e questo per l’appunto faceva. Oggi, per trasmettere un’idea realistica e non imbalsamata del nostro passato e dei nostri monumenti, servono tanti Carducci del XXI secolo, Carducci tecnologici che “sappiano”, prima di “scrivere”. E’ ciò che vado predicando da anni e mi ha fatto piacere leggerlo oggi sul post di Giuliano. L’idea si allarga, le mosche bianche cominciano a diventare parecchie e col tempo non saranno più neppure bianche. E comunque merita leggere un po’ tutti i post di Giuliano: blogga solo da un paio di mesi, ma di cose giuste da dire, ne ha parecchie.

Effe



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