Magazine Bellezza
Cerchiamo di tirare le fila del racconto: c'era una volta una tipa che passava tante, troppe ore faccia ad un muro bianco e parlava oramai con i batteri, con cui passava 10 ore al giorno. Si divideva tra la vita al lavoro, la vita di casa e almeno era felice quando il frastuono della città era sempre più lontano, arrivava a casa che era buio oramai, non vedeva niente ma al mattino presto si godeva una bellissima alba sui campi.
Successe poi che studiando studiando le venne il pallino di fare in casa le creme e trovava sempre più adepti che volentieri si prestavano come cavie, arrivando al punto di non uscire di casa per preparare tal e tal cremina.
Poi rimase incinta e con il divieto di mettere piede in laboratorio e con il solo obbligo di presenziare ai seminari, il tempo libero era tanto ma così tanto che durante la ristruttrazione di casa, aveva messo in ordine pure il magazzino, che adesso è il suo laboratorio segreto. Non manca niente: tavoli in acciaio di terza mano, cappa aspiratora, provette e becker gentilmente offerti (ehm) dall'Università....
Parlando parlando scopre che una sua amica, artista a tempo pieno, ha la passione dei saponi: le due si alleano, imparano una dall'altra. Si da il caso che un giorno nell'associazione gastronomica vegana dove la nostra è iscritta, le chiedano di organizzare un curso cruelty free di cosmetica ecologica home made e figuriamoci se si tira indietro, portandosi pure l'amica. Decidono insieme di farlo gratuitamente per la causa, ci rimettono quegli 80€ di materiale, ma la soddisfazione di aver dato a conoscere un bel progetto e la disponibilità di ripetere ogni volta che sia richiesto.
Poi nasce Marc: il progetto di ferma, appena si trova il tempo di fare il dentifricio almeno per la famiglia, passa l'inverno, si provano nuove formulazioni, inizia il turno di notte, ossia dopo le 23 quando la famiglia è finalmente a letto, lei scende quatta quatta e va in laboratorio, si mette al lavoro fino all' una di notte, il tutto per avere la soddisfazione il giorno dopo di provare le creme anche sul suo bebé.
Con la primavera e con rinnovata energia perché il figlio passa qualche ora con la nonna, qualche ora con il padre...durante la settimana ha il tempo di sperimentare. In un paio d'ore prepara un discreto numero di formulazioni, filtra oli, mette a macerare nuove erbe.... Arriva un'occasione imperdibile, Biocultura dove con intrallazzi vari, può fare il corso di ecostetica, sostenuto dai certificatori svizzeri di BDIH.
Insomma, che fare? Qua la cosa si fa seria...e le due trovano pure un nome a questa idea, Flors de la Terra, facilmente traducibile dal valenciano.
Cominciamo con il dire che purtroppo la cosmetica artigianale è equiparata per sforzo economico in materiale e attrezzature a quella industriale, ci credo quindi che il bio costa così tanto! Le due socie cominciano ad informarsi presso i sindacati e l'associazione dei Farmacisti su tutti i requisiti per potersi mettere in proprio: una fila lunga km di materiale da avere. Soldi zero, ma la speranza è l'ultima a morire. Scoprono che almeno per quanto riguarda la presenza obbligatoria di un biologo possono tirare un sospiro di sollievo, visto che almeno questo C'È. Poi devono fare i conti con l'adeguamento dello spazio, ma francamente a volte il magazzino ha un aspetto più sicuro del laboratorio dell'università dove era normale entrare mangiando o indossando sandali maneggiando gli acidi....abbiamo pure il tavolo in acciaio inox di terza mano, ma sempre di acciaio!
Scoprono però che presso le Associazioni e Circoli privati non vale la legge della sanità sterilizzata. Oddio, non che possano fare chissà che, però almeno i saponi e qualche crema trovano uno spazio dove essere commercializzati senza problemi e l'associazione vegana diventa il nostro cliente numero ONE. Per dettame spirituale poi decidono di applicare solo prezzi etici e trasparenti, dove il consumatore oltre a conoscere l'origine degli ingredienti, sa pure il costo iniziale dei materiali e il beneficio (microscopico) che le due riescono a ricavare, togliendo poi il costo dell'elettricità e dell'acqua, è molto poco, ma a loro piace così.
La cosa quindi diventa sempre più SERIA. Considerando che le due sono praticamente senza lavoro, perché non lavorare per bene in questo? A settembre si profilano all'orizzonte degli aiuti economici per le nuove attività arigianali, qua in Spagna dove ancora qualcuno crede che se vieni qua in infradito e occhiali da sole qualcuno ti darà da lavorare in qualche bar delle Canarie. Il lavoro invece c'è da inventarselo.
Se le cose andranno bene, meglio, altrimenti ci ritireremo a vita privata continuando a divertirci come abbiamo fatto fino ad adesso. Niente toglierà le mie attenzioni a Marc, ma l'idea di avere quelle due ore libere, preferibilmente in orario diurno così che la notte possa andare a dormire pure io ad orari umani, mi fanno francamente gola....
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