A questo punto dobbiamo considerare il fenomenale effetto del potere sui presidenti africani. Si direbbe che gli dia alla testa più che ai presidenti di altre parti del mondo. Il presidente del Senegal, Wade, sta cercando di manomettere la Costituzione per farsi conferire un altro mandato, incurante delle sommosse e dei morti provocati dalla sua imbecillità. Ma non si guarda allo specchio? Sembra già una mummia. Se la truffa gli riesce, alla fine del nuovo mandato avrà 92 anni. Ve lo immaginate un presidente di 92 anni, magari con l’Alzhmeier e i pannoloni? Da morire dal ridere. Mugabe si è attaccato alla presidenza dello Zimbabwe e ha già detto che la manterrà per tutta la vita, così non ci resta che abbreviargli la vita. La repubblica del Gabon funziona come una monarchia: Bongo è stato provvidenzialmente ucciso dall’AIDS ma al potere c’è suo figlio Bongo II. Lo stesso succede in Togo, dove il presidente attuale Gnassigmbé è il figlio del defunto presidente Gnassigmbé, e in Congo Kinshasa dove l’attuale presidente Kabila è il figlio del defunto Kabila. In Congo Brazaville, Sassu Nguesso è più inamovibile della Rocca di Gibraltar. Per un Mandela (e speriamo anche un Kagame) che si fa da parte, ci sono 10 presidenti africani che si attaccano al potere come mignotte.
E Dragor? Sarà un modello per tutti. Se non sarà eletto, accetterà sportivamente il verdetto delle urne senza dare del baro al suo avversario. Se sarà eletto, governerà per il periodo previsto e poi si farà da parte senza discutere. Ecco la mia prima promessa elettorale.
Dragor