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Voglio essere Chiara: aratro e seminatore

Creato il 31 marzo 2011 da Gianclint

Voglio essere Chiara: aratro e seminatoreHo l’ansia da derby. Si, quel brutto, maledetto virus che si chiama derbyte si sta impadronendo di ogni fibra del mio corpo. Ho cercato di combatterlo, astenendomi rigorosamente da trasmissioni  e pagine sportive. “Se gli tolgo ogni possibilità di nutrimento, – ho pensato – quello muore o emigra in altri lidi.” Col cappero! Il maledetto vuole proprio me e mi strangola con i lacci della paura. E ha pure dei complici, il meschino! Sono gli amici, che vanno ad inzigare con bassi argomenti di natura calcistica una fine creatura, proiettata esclusivamente sulla poesia, sulla letteratura, sui Dialoghi sui Massimi Sistemi. La prendono alla larga, dapprima. Per esempio, Andrea, il mio figlio adottivo per questioni di Milan, mi dice: “Fai bene a stare lontana dal calcio. Guarda, comunque, che non è detto che debba proprio giocare uno tra Van Bommel e Seedorf.”

Una si rincuora un po’. Si illude che possano stare fuori dalle scatole tutti e due. Soprattutto il secondo. Ipotizza che, magari, Pirlo, anche se il ragazzo non la entusiasma, sia sulla strada del pieno recupero. O che si  opti per il centrocampo muscolare, con Gattuso, Flamini ed Emanuelson. Insomma, la mente si libra agile tra le categorie del pensiero, inebriandosi del profumo di Urby, l’unico ad essere sembrato vivo negli scampoli che gli sono stati concessi. Poi, perfida, arriva la mazzata. “A Studio Sport hanno detto che potrebbero giocare tutti e due.“ Nooo!!!!!! Ci mancherebbe solo questa. Tre centrocampisti, 103 anni. Chi dei tre può inserirsi in avanti? Ovviamente Gattuso, il solo con un po’ di birra in corpo. Peccato che Rino abbia doti di incursore inferiori alle mie e che, abbandonando la posizione, lasci a presidio due scoglietti.

Come può uno scoglio arginare il mare, cantava Battisti. Io vorrei, non vorrei, ma se vuoi. Se vuoi, un cappero, Max! Smettila, per favore, di volere cose che non voglio io! Altrimenti, invece che un seminatore d’oro, ti regalo un aratro di piombo. E, se non fossi una signora, ti direi pure l’uso che potresti farne. Il mio problema più grosso, da una vita, è il centrocampo. Troppi fini dicitori, sempre più flebili con l’impietoso passare degli anni. Poca sostanza. Scarsa capacità di interdizione. Irritante tic toc. Rarissime incursioni offensive davvero pericolose, come dimostra lo score dei gol. Lì in mezzo gli Orrendi sono molto più forti di noi. Ripartono e si inseriscono con efficacia decisamente superiore alla nostra. Mi era piaciuta la mossa di Ambro centrale. Poi il ragazzo è entrato nella spirale degli infortuni. E non solo lui. I gorghi di Milan Lab, che credevo di essermi lasciata alle spalle con la dipartita dello sciamano Jean Pierre, sono riaffiorati.

Parliamoci chiaro, Max. Le mie speranze sono poggiate su due nomi: Pato e Boateng. Loro sono le ostriche dalle quali spero di estrarre le mie perle. Ma come stanno fisicamente? Su questo non ho certezze. Binho? Meglio di Cassano, ma non ho mai visto una punta tanto deficitaria nel tiro. Posso sperare in un minimo di intesa tra lui e Pato? Posso sognare di vedere uno che va in verticale con la palla e l’altro che si muove, portandogli via qualche uomo? E magari il Boa che vola a rimorchio? Max, questo dipende anche da te Dagli schemi che dovresti insegnare alla squadra. Pure Emanuelson per me è un’ostrica. L’ottimista è uno che, senza un quattrino in tasca, ordina le ostriche, contando di trovare una perla e di pagare il conto con questa. Nessuno, però, pensa di estrarre qualcosa di prezioso da una cozza. Persone più intelligenti di me parlano di partita non fondamentale. L’importante è vincere il campionato. Peccato che arrivare allo scudetto sia impossibile, se si perde il derby. Certe stupidaggini si dicono al solo scopo di stemperare la tensione? Ecco, io di tensione, invece, ne vorrei vedere di più. Gli sbadigli e le risatine di Palermo sono ancora dolorosamente fissati sulle mie retine.

Credo che dei visi tirati, delle espressioni dure e volitive siano la condizione necessaria, anche se non sufficiente, per una buona prestazione. Le due ultime gare hanno ferito gravemente, ma non ucciso, i nostri sogni. Sul campo abbiamo lasciato, oltre a 5 punti, Ibra e la caviglia malconcia di Pato. Quella del Prince, invece, è stata immolata sull’altare della Champions. Ma tutto questo adesso con  non conta niente. Ora c’è solo la partita. La mia derbyte acutissima è incurabile. Sono un fascio di nervi. Un grumo di ansia. Al devastante carico di dinamite di un derby scudetto si aggiunge la fastidiosissima variabile Ipocritino Bei Capelli. Che cocktail micidiale! Sabato sera sarò un essere angelico, trasfigurato dalla felicità, o una donna abbruttita, che solo vagamente conserva sembianze umane? La cosa non dipende minimamente da me. E credo che questo strano e inquietante fenomeno coinvolga parecchi di noi. Buon derby a tutti! Forza Milan!

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