Che proprio Vasco Rossi sia all’origine della chiusura di Nonenciclopedia, un sito comico, ironico e grottesco che fa il verso a Wikipedia condividendone la tecnologia e prende di mira i personaggi più in vista, fa ciliegina sulla torta su un’Italia smarrita in cui comanda il rancore. Francamente quel sito non mi è mai piaciuto perché spesso da uno spunto ironico declinava verso una grevità ripetitiva. Ma insomma esserci è dopotutto un segnale di vita. Adesso non ci sarà più Vasco Rossi, né nessun altro per l’impossibilità del sito di pagare ciò che chiedono gli avvocati del Blasco. E questo gli farà tutt’altro che bene qualunque cosa gli dicano quegli squallidoni alla Capezzone sul quale Blasco avrebbe sputato, una volta, quando c’era.
Sentirsi diffamati per qualche scherzo sulle parole dei propri brani è una cosa che sa di entourage, di figli dalla vita facile e un po’ protervi, di procuratori, di valletti, di affaccendati attorno al divo, di cattivi consiglieri, di quell’ atmosfera opaca e mediocre che finisce per soffocare ogni scintilla. Ma cosa vuoi che sia una canzone…
Povero Vasco Rossi ora non più “diffamato”. Mi ricorda quella immortale parodia che Luciano Folgore fece di pioggia nel Pineto di D’Annunzio:
piove sulla salvia e sul lauro
sull’erbetta e sul rosmarino,
piove sulle vergini schive,
piove su Pàsife e Bacco,
piove persin sulle pive
nel sacco.
E piove soprattutto
sul tuo cappello distrutto
mutato in setaccio,
che ieri ho pagato
che adesso è uno straccio,
o Ermïone
che scordi a casa l’ombrello
nei giorni di mezza stagione.
Ma non ci furono avvocati di mezzo da parte di parenti ed eredi. Ma non c’è bisogno di parodia per chiedere a Rossi: Cosa ti fai?