Vivere in ciabatte è facile. Significa vivere sotto una
sorta d’immunità diplomatica, dove tutto è concesso e possibile. Significa dare
una spiegazione, o meglio (peggio) ancora, una giustificazione, a ciò che
normalmente sarebbe impensabile fare. Il gelato all’ora di pranzo, il
sonnellino di metà pomeriggio, la mini troppo corta, le patatine fritte
mangiate senza rimorso, la collana dai colori improbabili, le ore piccole a
bere mirto ghiacciato, e ancora, per Cestino, i Fonzies per colazione, la cena
con il “Il libro della giungla” in tv, rotolarsi e sporcarsi in ogni dove,
mandare in tilt la macchinina che rilascia pallina, mangiare dieci Zigulì di
fila, uscire dall’acqua solo dopo che ti sono spuntate le pinne. Vivere in
ciabatte è uno spasso e noi, l’abbiamo fatto per due settimane di fila,
uscendone completamente stravolti. Una Mamma Piky e un Principe Azzurro
versione restyling e un Cestino incredibilmente cresciuto che vanta, oramai, il
dominio su tutto il Casato: le regole …. un triste ricordo, la routine …
un’inutile bega, i buoni propositi … fritti insieme ai calamari. C’è una
concreta possibilità che niente sarà più come prima, anche perché vivere in
ciabatte significa, dire addio all’orologio e, francamente, non credo sia “cosa
buona e giusta”. Per lo meno, non per noi, che al ritorno, sulla porta di casa,
abbiamo ritrovato i mille impegni quotidiani, da incastrare, nuovamente, come i
blocchi del Tetris, pena il game over. Eppure, lungi da me, pentirmi per i
“peccati” commessi, nessun rammarico e, soprattutto, nessun rimpianto. Mi sono goduta
il mare, il sole, il buon cibo e il dolce far niente, ma, cosa più importante,
mi sono goduta la mia famiglia. Mi sono innamorata di questa terra al nostro
primo incontro e, anno dopo anno, continuo ad amarla sempre di più. Mi piace la
sua gente, ospitale ma non invadente, il suo paesaggio, selvaggio ma ben
curato, il suo cibo, saporito ma genuino e ovviamente amo il suo mare blu,
turchese, smeraldo, azzurro e, ovunque, trasparente. In queste due settimane,
Cestino è cresciuto molto. Ora parla in maniera quasi perfetta, è diventato
molto più autonomo (a tratti ingestibile), con una personalità che, sempre più,
si sta mostrando. Osserva tutto, memorizza di più (anche ciò che non dovrebbe)
e, soprattutto, sperimenta. E’ un continuo esplodere di idee, un domandare e un
fare. Una “potente macchina” da combattimento che non molla mai. Chissà cosa
succederà ora, quali saranno le conseguenze e cosa ci riserverà la tappa
invernale … io aspetto e, per il momento, continuo a vivere in ciabatte.