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Voi di Roma fa Schifo infangate il nome di Roma. A questa idiozia lasciamo rispondere Roberto Saviano

Creato il 27 agosto 2015 da Romafaschifo
Voi di Roma fa Schifo infangate il nome di Roma. A questa idiozia lasciamo rispondere Roberto Saviano
Qui il link originale. A voi i commenti. Ma c'è poco da commentare: ogni volta che menzionerete il lavoro del nostro blog e dall'altra parte troverete qualcuno che vi risponderà, come molti, privi di neuroni, fanno, robe tipo "sì, ma io non leggerò mai un blog che si chiama romafaschifo", voi fategli leggere questo articolo. E spiegategli che nulla è peggio dell'omertà...
CIÒ CHE ACCOMUNA il “Don’t fire on Italy if you love it” e l’appello del sindaco di Napoli Luigi De Magistris a «mettere in evidenza anche il bello del nostro territorio», ciò che unisce tutto questo alle autorizzazioni negate a poter girare scene di Gomorra la serie in alcuni paesi della provincia di Napoli, è la demagogia.
Quando si è opposizione, quando si sta dall’altra parte, si sottolineano solo gli aspetti di un territorio che non funzionano, quelli che vanno cambiati, e spesso l’urgenza sembra massima. Chiunque stia facendo campagna elettorale dà l’impressione che quando la sua forza politica smetterà di essere opposizione e potrà finalmente governare tutto sarà diverso a partire dalla fine immediata di inutili proclami. Chiunque faccia campagna elettorale promette che il proprio sarà il governo del fare, delle azioni e che le parole saranno messe al bando, che le promesse saranno mantenute.
Poi accade inesorabilmente che quando si va al potere il racconto della propria terra che si vuole fare, e l’unico che si accetta di ascoltare, sia tutto concentrato sulle bellezze naturali e sull’amore che ciascun italiano dovrebbe provare per la patria. Rispetto prima di tutto e a prescindere da tutto. A prescindere da come si vive, dalle opportunità, dal rispetto che a loro volta i cittadini ricevono dalle istituzioni. A prescindere dalle ingiustizie che subiscono. Per capire il concetto: quando si è al potere il racconto di ciò che funziona diventa l’unico racconto possibile e non è lontano da una normale quanto ridicola dinamica di autocompiacimento.
Ma tra l’amore che ciascun individuo prova per la propria terra, quell’amore che la politica peggiore continuamente ci invita a esternare, e la politica stessa, non esiste alcun legame. Se non la constatazione che le bellezze che siamo costantemente invitati a decantare, ai nostri amministratori, non devono nulla. Esse esistono e resistono nonostante la politica non grazie alla politica. In un Paese in cui deve essere normale amare il proprio Paese ed è considerato deprecabile sottolineare ciò che non funziona, non c’è spazio per alcun miglioramento.
QUALCHE SETTIMANA fa mi sono imbattuto in un video diffuso dai media inglesi. Si tratta del racconto commovente di un bambino di 8 anni, Bailey Matthews, che ha una paralisi cerebrale e che con suo padre partecipa alla gara di Triathlon nello Yorkshire. Bailey corre aiutandosi con una specie di girello, ha suo padre accanto. Giunto con molta fatica al traguardo, lascia il girello e inizia a correre con la sola forza delle gambe. Cade una volta, il padre commosso guarda ma non va in suo soccorso. Cade una seconda volta, il fotografo che è lì vorrebbe aiutarlo, ma capisce che Bailey vuole farcela da solo, e infatti si rialza e taglia il traguardo. L’ostinazione e la forza di Bailey, il coraggio di suo padre diventano una storia che invita al coraggio. Superare i propri limiti, sognare di poterlo fare, è il solo modo per vivere quando tutto sembra compromesso. Ma tutto questo può avvenire solo dove le istituzioni si assumono le proprie responsabilità. Questo può accadere dove non si parla di famiglia solo in campagna elettorale.
HO CONDIVISO SU FACEBOOK la storia di Bailey e in molti l’hanno commentata. Non mi aspettavo tante testimonianze di genitori che quotidianamente lottano per dare dignità alle vite dei propri figli affetti da patologie simili a quella che colpisce Bailey. Non mi aspettavo le tante testimonianze che sono arrivate di persone che lavorano per le aziende sanitarie e che spesso ammettono che «la priorità per alcuni dirigenti non è semplificare la vita a chi ne ha bisogno, ma produrre carta per giustificare i propri compensi».
Non è sempre così, naturalmente, ma è troppo facile per i nostri amministratori invitarci ad amare il nostro Paese e a non denunciare ciò che non funziona. Troppo facile e autoassolutorio. E questo non possiamo accettarlo, perché compito della politica non è solo difendere la bellezza di un territorio, ma dotare quella bellezza e l’amore per la propria terra di vivibilità. Quando questo non accade, la politica ha fallito miseramente e non deve in alcun modo appropriarsi di vittorie che non le appartengono, che non appartengono a nessuno, ma che sono patrimonio dell’umanità. Un patrimonio che la cattiva gestione sta compromettendo.

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