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Voi non siete qui di Guglielmo Pispisa (uno dei miei scrittori preferiti)

Creato il 31 luglio 2015 da Frailibri

Guglielmo Pispisa, Voi non siete quiIl saggiatore *La cultura* (2014), 202 pagine, 16 euro

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Leggendo questo romanzo mi sono chiesta: un libro può avere una colonna sonora, una canzone o un tema musicale che scandisca non solo l’azione ma suggerisca lo spirito della narrazione? In genere no, o quantomeno è molto difficile; ma quando uno scrittore è bravo, di vero talento, come Guglielmo Pispisa, è possibile. Guglielmo non lascia nulla al caso in tutti i suoi romanzi, li cura nei minimi particolari, nascondendo citazioni, studiando ogni momento per dare al lettore più soddisfazione possibile e suggerisce particolari e chiavi di lettura senza fare la parte dello scrittore saccente che spiega come vuole che lo si legga.
A questo punto, smartphone o pc davanti, cercate la canzone Paper planes di M.I.A. e avrete un primo quadro di questa narrazione. In questa canzone non si fa altro che dire: “Tutto ciò che voglio fare è *spararti un colpo* e prenderti tutti i soldi” solo che a cantarlo è un coro di bambini.

Ecco, la vocina dolce di questo romanzo potrebbe essere quella del protagonista, Walter Chiari, avvocato un po’ timido, un po’ sfigato, dipendente da psicofarmaci, che si tiene a galla, in balia della corrente, fra un matrimonio tranquillo e un lavoro che non ama ma che deve fare.
Come tanti ragazzi – e nella nostra, mia e dello scrittore, città natale è frequente – ama la letteratura, ma deve iscriversi a giurisprudenza. In questa città sono tutti avvocati e notai, tante volte l’ho sentito dire e tanti amici hanno seguito la corrente. Come Walter, che da bravo figlio degli anni ottanta, è stato allevato nel culto del denaro e dell’apparire.
Uomo debole e reso inerme da una vita piatta e senza stimoli che in fondo non gli appartiene e indossa come una maschera, cade presto nella trappola dei soldi facili e della trasgressione e viene risucchiato come le barche dalle correnti (o da Scilla e Cariddi) dello Stretto. Ha una relazione extraconiugale con una donna sensuale e aristocratica e si lascia invischiare in un mondo fatto di favori, sotterfugi e massoni.
Un personaggio (una persona) debole però non può imparare all’improvviso a gestire situazioni a cui culturalmente non è abituato e presto cadrà in un groviglio da cui non riuscirà a liberarsi, un intrico da cui non riuscirà a venire a capo.

Il romanzo di Guglielmo Pispisa, come tutti i suoi precedenti, non è solo coinvolgente. Assorbe completamente, cattura l’attenzione, catalizza le emozioni. Tant’è che a distanza di tempo si sente ancora sulla pelle il sudore di Walter. Perché Walter suda tanto, come tutti i timidi e gli insicuri. Suda quando finge di fare jogging e invece si rintana nell’antro della sua Sirena ammaliatrice; suda mentre consuma con lei un rapporto carnale, animalesco, ben diverso da quello pulito e socialmente corretto con la moglie; suda freddo quando qualcuno lo mette in guardia sui rischi che sta correndo a fare “affari” con certa gente.
Il libro non è un giallo vero e proprio ma ha le tensione del giallo, incentrato non solo su vicende specifiche ma sull’evoluzione, sulla soluzione del personaggio principale. Per chi conosce un po’ la realtà delle piccole città, soprattutto Messina che Pispisa rappresenta benissimo nella sua anima più profonda di città silente, babba, che sotto l’apparenza cova il fuoco – non sempre benefico – dei vulcani vicini, il libro è illuminante. Lontano da un intento documentaristico e didascalico, Pispisa porta alla luce con naturalezza pregi e difetti di una generazione cresciuta all’ombra del “grande Tribunale”, schiacciata da un’apparenza di tranquillità, di babbarìa da mantenere per quieto vivere, per la gente e quello che pensa in un posto dove ci si conosce tutti.
Il personaggio di Walter è fondamentalmente un ingenuo, che per questa sua caratteristica viene sfruttato; e come tutti gli ingenui, i ragazzi cresciuti senza malizia, con le mani che affondano nella sabbia e il viso sempre investito dal sole e dalla salsedine, rimane un’anima pura con una pistola – che non sa usare – in mano.

Di Gugliemo Pispisa su frailibri anche: Il cristo ricaricabile



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