I Void 00 richiamano oscurità sin dal nome, impressione che viene ribadita sia dall’artwork tanto scarno quanto ficcante, sia dal mood malevolo e asfittico che si respira nelle quattro tracce di questo debutto. Un simile effetto, per fortuna, non deriva da una ripetitività di fondo o dalla mancanza di cambi di prospettiva nel songwriting, che al contrario riesce a unire insieme linguaggi differenti e distanti come postcore, funeral doom, pulsioni dark ambient e slabbrature sludge, il tutto ricondotto a unicità da un tratto personale e di difficile catalogazione nel suo risultato finale. Loro lo definiscono voodoo core e il termine si adatta all’immagine di un qualche rituale esoterico, quasi una regressione ai primordi. La scelta del vinile come supporto e di una registrazione quasi live nel suo risultare calda/corposa influisce non poco nell’effetto dell’insieme e si dimostra azzeccata per dare profondità a un sound che sembra una sorta di versione mutante del verbo doom, riletto alla luce delle contaminazioni “post” tanto in voga in questi ultimi anni. Si avverte ancora una certa crudezza nelle rifiniture e si vedono potenzialità ancora da sviluppare, eppure il coraggio di provare innesti a tratti imprevedibili e di certo non scontati (penso al malcelato amore per stati d’animo dark e tonalità decadenti) fa sì che questo debutto attiri l’attenzione. L’insieme, del resto, appare vivo e sofferto proprio perché non perfetto (o peggio, artefatto), il che rende ancor più credibile il malessere che i Void 00 vogliono trasmettere all’ascoltatore. La strada intrapresa si direbbe quella giusta proprio per le possibili evoluzioni che un simile blend può permettere, starà ora al gruppo giocarsi bene le carte e confermare l’intuito di due realtà come Shove e Dio Drone, che qui hanno voluto apporre il loro marchio di garanzia. Interessanti.
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