Voilà le Tour!
Creato il 28 giugno 2013 da Manuel
IL GIGANTE GIALLO SI STA RISVEGLIANDO, CON ALBERTO MATADOR CHE SARA’ IL PRIMO SFIDANTE DI CHISTOPHER FROOME, IL FAVORITO DELLA CORSA. DOVEVA ESSERE L’EDIZIONE DELLA LEGGENDA, LA NUMERO 100, INVECE ALEGGIA IL DOPING ‘GRAN RISERVA 1998’.
Tutto sommato per gli organizzatori stava andando anche bene. C’era la novità, a cui non eravamo abituati, per cui Alberto Contador partiva come primo sfidante del sudafricano Froome. Da anni era sempre il contrario riguardo alla posizione dell’iberico. Ci si domandava chi poteva battere lo scalatore spagnolo, oppure se Andy Schleck poteva vincerla questa benedetta corsa. Poi è capitato che il lussemburghese l’ha anche vinta. Fieno in cascina, visto che lo Schleck di oggi – anzi, diciamo degli ultimi due anni – sembra solo il parente con le ruote bucate del talento che vinse una Liegi da Campione e che ben figurò in un Giro datato 2007. Invece oplà, ecco che ti arrivava l’aria nuova, la ventata di novità che agli organizzatori piaceva pure, questo sudafricano che si permette di partire coi favori del pronostico. Passata (è così?) la breve era Wiggins-Tour, c’erano le speranze che questo Tour fosse l’inizio del rilancio francese, con il transalpino Thibaud Pinot classe 1990. Un altro spagnolo. Joaquin Rodriguez, cercherà la vittoria? Visto che vanta due podi nei grandi giri l’anno scorso (Giro e Vuelta), ci proverà anche stavolta o il ‘cast’ dei pretendenti lo farà dirottare verso le affermazioni di giornata? A pensarci è stato il migliore al mondo l’anno scorso (classifica UCI World Tour), ed ha saltato il Giro pensando al Tour. Poi c’era la sfida per la ‘verde’ che mette uno contro l’altro Cavendish, uno dei protagonisti del Giro, e Sagan che l’anno scorso vinse la maglia verde a punti. Punto di forza del primo le volate classiche, del secondo gli arrivi complicati, un po’ da finisseurs. L’anno scorso Peter Sagan fu uno dei protagonisti assoluti della corsa, con diverse vittorie di giornata ed in più la maglia verde. Il talento della Cannondale – già 50 le corse vinte tra i professionisti – non avrà una vita ‘facile’ come l’anno scorso. Adesso tutti gli interessati alla maglia dei punti sapranno che certi arrivi saranno da preparare cercando la ruota dello slovacco, quando l’anno scorso era lui a divertirsi prendendosi le ruote dei migliori.Tra i due, Greipel cercherà di essere il terzo tra i due litiganti, e forse su Sagan potrebbe avere la meglio negli ultimi 50 metri. Più difficile ci riesca su Cavendish, tra i migliori protagonisti del Giro.
Un Tour che vede al via una pattuglia italiana che ricorda le miserie degli anno ’80, quando a Moser, Visentini e Saronni del Tour non fregava proprio niente, e abbiamo dovuto aspettare Chiappucci e Bugno a inizio anni ’90 per rimetterci davanti la televisione in pieno luglio, per guardare uno sport che non fosse un Mondiale di calcio o un Gran Premio di F1. Nemmeno a farlo apposta proprio Moreno Moser corre questa corsa come l’italiano più giovane al via. Ma di classifica non se me parla. Giusto per lui, che deve prendere le misure nelle gare di tre settimane, ma intanto dovremo attendere l’anno prossimo con Nibali, per puntare a rivincere il Tour. Di certo non potevamo farlo con Basso che, anche fosse stato presente, ha ormai perso lo smalto degli anni migliori. Si giocherà la stagione alla Vuelta (gara che forse avrà Wiggins, Contador e Nibali al via!). Abbiamo Cunego in corsa, ma sappiamo cosa sia il veronese dal punto di vista delle attese. Sarà probabilmente un’Italia in cerca della gloria di giornata. Essendo l’edizione numero 100 gli organizzatori hanno cercato di proporre traguardi che abbraccino la storia, con qualche novità sempre storica. La prima sarà la tre-giorni in Corsica, poi troveremo due scalate sull’Alpe d’Huez quasi a fine Tour (18^ tappa), l’arrivo sul Mont Ventoux il giorno della festa Nazionale (14 luglio) nella quale si partirà da Givors per complessivi 243 chilometri, la tappa più lunga del Tour, e due cronometro individuali nell’11^ tappa (33 km.) e nella 17^ (32). In totale saranno 3.400 i chilometri di quest’edizione, con 4 arrivi in salita su 6 frazioni di montagna. La fine del Tour si terrà in serata, sui Campi Elisi, per dare sfogo alla festa con tanto di fuochi artificiali.
Durante questa edizione, per la felicità degli organizzatori, verrà fatta luce sull’ennesima inchiesta aperta su casi di doping retro-datati che – grazie ad una tecnologia anti-doping che all’EPOca non era all’altezza del doping – non erano mai venuti a galla. Nel 2004 vennero analizzate le provette che nel 1998 erano state riempite nei consueti controlli. Al tempo, 9 anni fa, si cercò l’EPO con la tecnica scientifica usata alle Olimpiadi australiane del 2000 (Sydney). Ebbene, con quella nuova tecnologia fu roba da ragazzini capire quanto gli appassionati erano stati presi per il sedere. Saltarono fuori talmente tanti atleti dopati, che si pensò ad un errore della procedura di controllo. Invece le procedure andavano perfettamente. Ora è intervenuto lo Stato chiedendo la documentazione relativa. Adesso le provette – tenute anonime al momento dei controlli – verranno affiancate ai nomi (tramite il codice di ogni provetta, a cui corrisponde il nome) e se i tempi verranno rispettati, proprio durante il Tour potremmo saperne delle belle. Fu il Tour vinto dall’italiano Pantani, quello del primo conclamato doping di squadra (Festina), di altre squadre mandate a casa, dello sciopero dei corridori seduti sull’asfalto in segno di protesta perché con la scusante di essere trattati come criminali cercavano invece di coprirsi l’un l’altro. Un’EPOca ciclistica falsata, che ha regalato agli appassionati tanti eroi ciclistici, solo perché a quel tempo l’anti-doping non era sicuro come oggi. Non infallibile, ma se a quel tempo avessimo avuto una qualità dei controlli come quella odierna, sarebbe stata un’ecatombe di squalifiche e molti nomi osannati ancora oggi, italiani ed esteri, non vivrebbero di gloria e osanna vari. Questa eredità è quella che si portano appresso i ciclisti di oggi. Figli di un ciclismo che dal 1998 a oggi ha già proclamato almeno 4 o 5 volte la stanca litania che il ciclismo deve ripartire. Sono passati 15 anni.
Tornando al discorso ciclistico legato a questa edizione ci saranno altri atleti, qui non nominati in maniera approfondita, che sono attesi al varco: oltre ai già citati Thibaud Pinot e Joaquin Rodriguez, mettiamoci Alejandro Valverde (attenti al suo compagno Alexander Quintana quando le strade saliranno!), il trio BMC Cadel Evans, Tejay Van Garderen (considerato un non lontano vincitore di grandi giri) e Philippe Gilbert. Ed ormai ficchiamoci dentro Roman Kreuziger. Raider Hesjedal risorgerà? Però non possiamo tirarla troppo lunga. Chiudiamo allora con un’atleta – di cui si è scritto verso l’inizio – che da due anni fa presenza in gruppo e poco altro. Andy Schleck patisce da tempo fastidi che poco riguardano l’ambiente ciclistico, ma che proprio in quest’ultimo hanno portato i danni maggiori. Si è visto protagonista nel Tour 2011, poi l’inizio dell’appannamento. Ma siccome questo benedetto appannamento dura, tra una cosa e l’altra, dall’autunno del 2011, se correrà male questo Tour difficile trovi un Santo a cui votarsi. Sarà mica diventato uno dei migliori così presto – nel 2007 arrivò 2° al Giro – che la sua carriera lo ha già logorato anche di testa? Può essere anche questo, ma nello stesso tempo le sue ultime 3-4 stagioni le ha impostate molto lui, scegliendo con una libertà che in pochi hanno avuto per pianificare dove correre (praticamente le Ardenne, il Tour e poco altro). Una stagione storta può starci, ma se non ci saranno segnali convincenti con un minimo di continuità, un’altra stagione senza risultati potrebbe diventare decisiva in maniera negativa.
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