Foglie secche.
Forse è perché siamo in un grigio lunedì novembrino, giorno già di per sé uggioso come categoria kantiana, eppure per me dovrebbe essere un momento come tutti gli altri, visto che sono ormai liberato dalla schiavitù dell'obbligo lavorativo. Mah, chissà cos'è questo senso di "voja d'lasmi stè" (quella che gli inglesi di fine '800 chiamavano spleen) che mi prende stamattina di fronte al bianco assoluto dello schermo del monitor, una muta finestra aperta sul mondo. Qual è il motivo per cui continuo a picchiettare con due dita su questa tastiera, per scrivere sproloqui senza capo né coda, che con ogni probabilità non interessano a nessuno tranne che a me? Una voglia di esibizione autolaudatoria che alla fine non produce nulla di concreto e di cui qualcuno certo sorride, ma tanto qualcosa bisognerà pur che faccia per far passare il tempo 'sto vecchio barbagianni.Da anni ormai ormai i contatti sono più o meno gli stessi, anche i commenti si vanno via via rarefacendo, si stanno stancando anche gli amici che lasciano qualche segno di tanto in tanto, l'equivalente di una pacca sulle spalle. Allora perché non dedicarsi a qualcosa che almeno serva a qualcuno? Troppo pigro, forse o meglio, il motivo preponderante è che sono sempre stato inadatto a fare qualcosa di pratico, per tutta la vita impegnato a vendere solo chiacchiere, senza neanche il distintivo. Forse sarà il caso di ripensare qualcosa, di rivedere il format o magari di piantarla lì e andare a giocare a bocce. Ma no, tranquilli, che nessuno si faccia illusioni, era soltanto un esercizio di stile e oggi la pagina vuota non ne voleva proprio sapere di riempirsi in qualche modo. A domani.
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