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E' proprio vero che nel discorso della vita c'è bisogno di più virgole. Corriamo troppo; io, almeno per quello che mi riguarda e che vorrei, corro troppo. Questa è la stagione in cui al mattino presto, vedi una nebbiolina sottile che sale dai prati non ancora secchi. La terra è ancora umida e l'aria pizzica la pelle scoperta. Il sole fa fatica, non ha voglia di alzarsi, se ne starebbe volentieri a letto, altro che timbrare il cartellino. Che dolcezza, che tepore, sotto la coperta, quando ti dà un po' fastidio tirare fuori un braccio, quando il frescolino non è più un senso di piacere ma soltanto uno stimolo a rannicchiarti di più, a scavare un po' ancora la forma che hai segnato nel materasso. Che voglia di poltrire almeno per un altro momento, sognando lidi lontani, ma non da raggiungere ad ogni costo, solo da sognare, lasciandoli lì, senza nome, una lista di sabbia bianca anonima, che forse non è mai esistita, che serva solo da cullare quel demone che frulla nella testa. Questa mattina non mi sarei proprio alzato. Sono pigro? Sono vecchio? Soltanto non ho voglia di fare le cosa che sono state messe in scaletta oggi? Vi prego lasciatemi stare ancora un po' in questo tepore umidiccio che sa di me, nella mia tana letargica fino a primavera! Invece no, bisogna alzarsi sfregando l'occhio cisposo; ma che fastidio! Sbuffo, mugugno, barbotto, pieno di voja d'lasmi stè, per dirla in Alessandrino. Tocca andare, fare 'sta serie di telefonate e prenotare il parcheggio da Mariuccia vicino a Malpensa che già l'ora si avvicina. Sü, dumsi da fè, tempus fugit, poi magari me ne torno sotto le coltri ancora un po', tanto il cielo è così grigio!