Vola come una farfalla, pungi come un’ape, trema come un dildo

Da Tnepd


In occasione del 70esimo compleanno di Muhammad Ali, Umore Maligno ha deciso di celebrare con un post il leggendario pugile che oggi combatte contro il suo avversario più difficile, il Parkinson. A dimostrazione che non ce l’abbiamo coi negri, quanto piuttosto con gli handicappati.

Muhammad Ali è stato un simbolo per un’intera generazione di afroamericani, la testimonianza vivente che qualunque nero avrebbe potuto diventare ricco se solo si fosse dedicato alla violenza.

Nel suo periodo d’oro era ritenuto imbattibile. Ma solo perché nessuno ha mai avuto l’idea di farlo combattere contro un maiale.

Il suo vero nome era Hammad ma cambiò il nome in Muhammad dopo una grassa risata.

Sì, il mio stile era molto particolare. Giravo attorno agli avversari, velocemente, molto velocemente, così tanto da sparire alla loro vista e vedere invecchiare mio fratello gemello a bordo ring.
Usavo provocare l’avversario, per costringerlo a scoprirsi:
- Hai una dichiarazione dei redditi davvero ridicola.
- Eh?
- Ti sembra una dentatura sana, quella?
- Cazzo dici?
- Scommetto che non sai fare lo spelling di “Depardieu”.
Li confondevo. Era a quel punto che sferravo il mio famoso jab e mandavo al tappeto anche gente più grossa di me e vedere dei negri ai tuoi piedi… non so come dire… insomma non è che i bianchi siano poi così coglioni”.

L’immagine del campione del mondo che domina Liston al tappeto è divenuta una icona pop della nostra epoca e di ogni comunità omosessuale.

Quando rifiutò di arruolarsi per il Vietnam, una giuria di soli bianchi lo condannò a cinque anni di reclusione ed alla pena accessoria dell’uso quotidiano della doccia.

Un segnale dell’evidente declino di Ali fu la vittoria unanime ai punti contro Alfredo Evangelista, un pugile così poco dotato che dopo poco tempo sarebbe diventato noto con un nuovo nome: Linda.


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