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Volete raccontare la città? Fate una guida sentimentale!

Creato il 06 dicembre 2013 da Maryandthebooks @MaryTraf

Racconti Milano Respirare Parole

Le città sono lingue e attraversandole noi raccontiamo

Sono le dieci di mattina di un sabato decisamente grigio, fuori nevica appena e dalle finestre della biblioteca di periferia lo sguardo vede solo palazzi e il treno della metrò ad intervalli regolari. Ma al nostro maestro importa poco. Quella è la Milano che, secondo lui, val la pena di raccontare. Anzi, ancora più all’esterno. Direi quasi in tangenziale. E non lo dico a caso. E’ una delle prime cose che ci cita, il nostro maestro, lo scrittore  Gianni Biondillo e noi siamo seduti tra i libri di questo bello spazio di Via Don Orione, zona nord di Milano, pronti ad ascoltarlo. E’ il terzo appuntamento dei laboratori di “Respirare parole” , la bella iniziativa di cui vi ho parlato qualche tempo fa, organizzata dal Comune di Milano e da Letteratura Rinnovabile e questo proprio non potevo perdermelo: si parlerà di “Come raccontare la città”.


Certo, forse dovevo aspettarmelo che saremmo partiti da lontano.
D’altronde, proprio Tangenziali si chiama il suo libro, scritto a quattro mani con Michele Monina, amico e collega scrittore.

Tangenziali libro Gianni Biondillo

Tangenziali girate a piedi per raccontare – è il caso di dirlo – le città fuori dai luoghi comuni. Partire dal Duomo? Meglio di no, a meno che lo si faccia cambiando punto di vista perché “noi scrittori (che bello sentirci accomunati così, anche solo se per l’arco di un paio d’ore!) non dobbiamo fare guide turistiche, dobbiamo fare le guide sentimentali”. Bella quest’espressione, la annoto. Ancora non so che Biondillo ne farà scivolare, nelle ore che verranno, tante altre.

Gli piacciono questi piccoli slogan. E le metafore, come questa, decisamente meneghina: “Pensate alla Scala, noi vediamo la platea, il palco, ma è oltre che dobbiamo andare per raccontare, dietro al palcoscenico, dietro le quinte. La tangenziale è così: ti fa raccontare Milano dando le spalle al Duomo”.

Come a dire: scrolliamoci di dosso il diktat delle guide turistiche, dobbiamo raccontare la nostra città.
Ma non di sole periferie vuol parlarci oggi: il suo personaggio, l’ispettore Michele Ferraro, nella città penetra, la gira, e a sentir parlare l’autore sembra quasi che l’inventare una storia di crimini sia in realtà la scusa per raccontare la città, le sue strade ed i suoi palazzi. Sarà forse perché Biondillo, prima ancora che scrittore, è un architetto? Forse non solo, piuttosto secondo lui è l’esigenza di un Paese intero. “Il paesaggio italiano (anche quello umano) negli ultimi anni è cambiato tanto profondamente che gli scrittori hanno ‘ri-topografato’ l’Italia, a partire dal genere giallo. Sì, perché da Torino a Lampedusa ormai c’è chi indaga e chi lo fa in realtà indaga in primis la città”. Una chiave di lettura a cui ancora non avevo pensato.

Gianni Biondillo durante la passeggiata d'autore della primavera passataGianni Biondillo durante la passeggiata d’autore della primavera passata

E per dimostrarcelo ci legge un passaggio di un suo romanzo: c’è l’ispettore Ferraro, immaginiamo sulle tracce di qualcuno, ma in realtà l’angolo di città in cui incappa non lo conduce a scovare un criminale (almeno, non subito!) ma lo riporta indietro al primo incontro con la sua donna, decenni prima, quando entrambi erano più giovani ma anche quello scampolo cittadino era molto diverso.

E ora tocca a voi”, ci dice Biondillo mentre siamo a ancora a cercare di decifrare se noi, in quell’angolo di città, ci siamo mai passati e se ce lo ricordiamo così. “Raccontate anche voi il luogo di un bacio importante”.
Tempo: mezz’ora, c’è la tensione di un esame. Mi guardo intorno ma sembrano già tutti chini, sembra che non aspettino altro e che la storia ce l’abbiano già in testa. Io no, ma basta un lampo e so anche io cosa scrivere. Ma non riesco a leggerlo ad alta voce davanti a tutti (ma se faccio uno sforzo forse riuscirò a scriverlo qui per voi!). Molti altri sono più coraggiosi, e non è facile perché il maestro concede ben poco alla diplomazia quando ti fa notare gli errori!
Già, gli errori, ma si possono evitare? Mentre Biondillo corregge io nel dubbio prendo appunti e ve li rilascio, rigorosamente sparsi:

Il paesaggio? Non dev’essere per forza panoramico, va bene anche “usare lo zoom” e concentrarsi su quel dettaglioUn paesaggio, insomma, può essere anche un marciapiede urbano
Dobbiamo raccontare un ricordo? Aggrappiamoci a qualcosa di concreto
Non lasciamoci prendere dalla tentazione di “letterarizzare” per forza tutto, asciughiamo la lingua, va bene anche parlare quella del cuore (vi avevo detto che gli piacevano gli slogan!)
Evitiamo la didascalia (a meno che non intendiamo scrivere una guida…)

Il tempo è scaduto, si deve tornare a casa. Ma quando il nostro maestro dice : “Io associo i libri che ho letto ai luoghi dove gli ho letti” sorrido. Perché realizzo che anche io vivo questa sorta di madeleine letteraria, ed evidentemente non sono l’unica!

Ps: Gianni Biondillo l’ho incontrato già la primavera passata per una Passeggiata d’autore, ci ha raccontato la Milano dei grattacieli in una splendida giornata di sole, ecco il risultato


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