No!
Molti lettori – se ne avessi molti- si indignerebbero giustamente con me per il solo fatto di aver sollevato la questione. Giustamente perché è la costituzione che lo vieta nei suoi principi fondamentali. L’articolo 3 dichiara: Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
Insomma la legge è uguale per tutti. E non come disse Berlusconi in un aula giudiziaria (al processo Sme): “Sì è vero la legge è uguale per tutti ma per me è più uguale che per gli altri perché mi ha votato la maggioranza degli italiani”.
Bisogna tuttavia apprezzare il cavaliere per aver citato una fonte autorevole, letterariamente autorevole almeno quanto la costituzione. Era George Orwell che scriveva: “Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri.” Peccato che nel suo “Animal farm” a rivendicare tale principio erano dei maiali dispotici, i suini dittatori della fattoria che incarnavano ironicamente l’assurdità dei regimi totalitari dell’epoca: nazismo e comunismo.
E allora?-si dirà.
Che bisogno c’è di sollevare questione tanto retorica da apparire sciocca?
Eccome se ce n’è. Anzi faccio una proposta provocatoria: indiciamo un referendum in cui a chiare lettere si chieda:
“Volete voi Italiani abrogare tutti i processi che hanno e che avranno come imputato il presidente Silvio Berlusconi, a patto però che il suddetto Silvio Berlusconi non possa più ricoprire alcuna carica pubblica?”
Il popolo italiano – io compreso – approverà questo referendum costituzionale con un plebiscitario Sì. A quel punto dovremmo riscrivere l’articolo 3 della costituzione, attingendo a pie’ mani dal comandamento dei suini dispotici che l’erudizione del cavaliere ci ha gentilmente ricordato:
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua [...] ad eccezione di Silvio Berlusconi che è più uguale degli altri e che dunque non può essere sottoposto a processi e non può accedere a cariche pubbliche.
Amen, verrebbe da chiosare ma meglio evitare incidenti diplomatici col Vaticano. Sennò poi tocca riformare anche i Lateranensi.
In realtà la mia proposta non so quanto sia davvero provocatoria e – devo confessare – effettivamente non è poi tanto mia.
Fu Indro Montanelli a scrivere sul “Corriere della sera” (20 luglio 1998) che “almeno su una cosa gli italiani sono d’accordo, tanto è solarmente evidente: che fin quando non si sblocca il caso Berlusconi, non ci sarà dibattito politico cioè non ci potrà essere politica”. E sardonico propose agli italiani un referendum col seguente quesito: “Volete voi l’abrogazione dei reati in base ai quali è stato condannato Silvio Berlusconi?”
Forse voleva dire indagato, perché se fosse stato condannato definitivamente (e non prescritto) Berlusconi già sarebbe in gatta buia.
Ma abrogare tutti i reati per i quali è o è stato indagato Berlusconi significherebbe svuotare le carceri: corruzione semplice, corruzione giudiziaria, istigazione alla corruzione, tangenti, falso in bilancio, finanziamento illecito ai partiti, appropriazione indebita, frode fiscale, concorso in stragi (sic!), riciclaggio di denaro sporco, concorso esterno in associazione mafiosa…
Per questo è bene non esagerare, eliminiamo i suoi processi ma non i suoi reati.
Ma perché mi ostino a voler difendere il cavaliere?
Ma io non lo difendo, mi sono solo arreso a coloro che lo fanno. Quei milioni di italiani che con o senza referendum lo lasciano al potere, là dove troverà sempre il modo di sfuggire ai suoi incubi ricorrenti: i processi.
Per questo dorme lo spirto guerrier ch’entro mi rugge. Ma dico basta.
Basta Berlusconi, il tuo unico scopo è quello: salvarti dai processi. Nel 1994 lo confessasti a Biagi e Montanelli in privato: «Se non entro in politica finisco in galera e fallisco per debiti».
E allora basta Berlusconi di angustiare l’intero paese con le tue beghe giudiziarie. Da ora in poi sei libero, amnistia completa. Libero come l’aria di fare le tue ruberie, raccontare le tue barzellette, attorniarti di belle ragazze. Sei vecchio ma non troppo, hai settantaquattro anni e puoi goderti la tua lauta pensione per un altra cinquantina: arriverai fino ai centoventi, come don Verzè ti ha già promesso.
Da ora in poi sei libero, ma adesso vattene e non farti più rivedere.
L’Italia torna a essere un paese normale. Se mai lo è stata.
Se mai lo potrà essere.
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