Cosa meglio di un robusto vichingo che ammazza orde infinite di mostri è in grado di riscaldare i nostri animi in questo freddo mese di novembre? Grazie alla ormai sempre più famosa e supportata piattaforma di crowfounding Kickstarter, il titolo di Crazy Viking Studios vide la luce nel 2013 per PC, ed ora tramite il consueto appuntamento dei Games with Gold Microsoft ha ben pensato di rilasciare in maniera gratuita per gli abbonati Gold di Xbox One Volgarr The Viking, un richiamo ai nostalgici dei cabinati coin-op con una formula rimodernata ma pur sempre incentrata su un alto grado di sfida.

Non vi è una vera è propria trama di fondo a fare da incipit alle coraggiose gesta di Volgarr. L’inizio è molto semplice, il dio nordico Odino senza tanti preamboli riporta in vita i resti di un glorioso vichingo biondo, Volgarr, con il compito non meglio precisato che viene svelato una volta giunti ad uno dei finali disponibili. L’avventura del vichingo ci porta in un girone di uccisioni attraverso cinque diversi livelli studiati per rendere veramente difficile l’avanzamento, in maniera del tutto simile a dei famosi retrogame che hanno fatto la storia. Le meccaniche del tutto classiche strizzano l’occhio a capolavori come Ghost n’ Goblins, con seppur qualche ammodernamento, e il risultato è un gameplay cattivissimo. Le meccaniche che compongono la base sono quindi quelle di un action a scorrimento orizzontale dove il level design non concede nulla al caso e tutto è studiato per complicare ogni nostra mossa. Si può pensare di primo acchito che nonostante un difficoltà ben sopra la media vengano concessi molti checkpoint sparsi per i livelli dove poter ripartire, ma non è così, infatti rimarcando la natura classica dei coin-op avremo a disposizione un unico punto dove poter ricominciare le spesso lunghe e complicate sessioni. Per procedere senza passar a miglior vita, Volgarr è in grado di attaccare e tramite l’utilizzo di un tasto è possibile muovere fendenti con la spada, mentre con un altro è in grado di scagliare una grande lancia vichinga, che come vedremo più avanti ha anche un secondo utilizzo.
È essenziale padroneggiare i pattern d’attacco, ma soprattutto il “salto” di Volgarr, di cui è impossibile modificarne la traiettoria mentre si è in aria. Prima di saltare bisogna quindi capire che distanza il protagonista è in grado di coprire con un balzo o con il doppio balzo, poiché una volta in volo non è possibile modificare la zona di atterraggio. Ad aumentare la difficoltà mentre avanziamo vi sono però i nemici sparsi per gli scenari, inseriti ad hoc dagli sviluppatori per complicare il nostro passaggio e farci trovare facilmente la morte. Rispettando la natura del titolo, anche Volgarr, nonostante sia un omaccione vichingo, fa presto ad andare al tappeto: bastano un paio di colpi per farci ricominciare il livello con imprecazioni annesse.
ARRIVARE ALLA FINE O MORIRE PROVANDOCISono chiarissimi i rimandi a Ghost n’ Goblins di Capcom, vi sono infatti dei bauli sparsi per le ambientazioni dove è possibile trovare degli oggetti o potenziamenti in grado di donare a Volgarr uno scudo, un’armatura ed infine, se siamo stati bravi a non farci colpire dai nemici, una spada di fuoco in grado di danneggiare i nemici con il doppio della forza. Mantenere tutto l’equipaggiamento non è facile e, così come nel capolavoro citato poco sopra, a schermo non avremo nessuna barra della vita ed una volta recuperato scudo e armatura il protagonista potrà subire solo tre colpi prima di lasciarci la pelle. In questo caso conoscere tutte le mosse disponibili di Volgarr permette di districarsi al meglio da situazioni difficili ed inoltre sostiene l’avanzamento nel livello, senza perdere quel prezioso equipaggiamento che faticosamente abbiamo raccolto. Come vedremo, spesso risulta utilissimo lanciare i giavellotti, che una volta scagliati contro un muro sono utilizzabili come una specie di piattaforma temporanea, in grado di farci superare ostacoli che apparentemente appaiono invalicabili.
L’anima arcade del titolo non permette il salvataggio dei dati, perciò una volta spento il gioco la nuova sessione ripartirà per forza di cose dal principio, senza tenere conto delle partite precedenti. Inoltre, il gioco dispone di differenti finali, diretta conseguenza di come abbiamo portato a termine l’avventura di Volgarr. Per il finale migliore occorrerà una prova di forza d’animo incredibile: recuperare quante più monete possibili nel corso dell’avventura e completare il gioco senza morire, neanche una volta, proprio come la temeraria partita da una moneta sola nei vecchi arcade di un tempo. Cercando di compiere quest’impresa assoluta, tra un livello e l’altro verranno sbloccati degli scenari segreti, utili per migliorare il nostro punteggio ma ancor più impegnativi da completare. Finire il gioco di Crazy Viking Studios senza morire non è proprio da tutti, ma per arrivare almeno al finale è richiesta oltre ad una buona dose di pazienza e anche un’ottima conoscenza dei nemici, dei loro attacchi e della struttura dei livelli, ma soprattutto delle varie strategie da adottare situazione per situazione. In questo caso, l’esperienza, provando e morendo centinaia di volte, aiuterà il giocatore a capire il modo in cui procedere, poiché il prodotto dello studio di Kirkland non concede nulla al caso: ogni errore è punito, la stragrande maggioranza delle volte, con la morte.
Per quel che riguarda il comparto grafico, troviamo una pixel art che richiama le grafiche dell’era 16-bit, anche se in alcuni frangenti, paragonato ad altri titoli ricreati con questa modalità, risulta poco ispirata, soprattutto in alcuni livelli. Ottima invece la colonna sonora, evocativa il giusto, richiama come tutto il titolo gli anni passati senza diventare troppo preponderante, così come gli effetti sonori in-game ripresi a piene mani da quelli dei cabinati di ormai venti anni fa, o gli essenziali testi, interamente in inglese.
