Sento la pelle stringere questa mattina. Non è paura, non ve la darò mai questa soddisfazione; forse è il vento, o ieri, quando ho sentito la tua voce cantare poesia sul palco e ancora m’è rimasta attaccata. Sei il mio amico, anche se non ci conosciamo e le tue canzoni sono me.
Sarà quello di sicuro, o l’emozione. Ci tenevo così tanto a vederti sul palco, che sei l’inizio e la fine. Ah, lo sapessi, forse, ora, non canteresti più. O canteresti ancora, non so, siamo strani.
Già siamo strani, io sono strana, lo dicono tutti, lo dite anche voi quando la sera non vengo a cena e resto in camera e sono in silenzio. A voi pare sia in silenzio ma dentro urlo. Urlo forte, mi spacco i timpani da me, scrivo poesie, compongo parole, sommo i pensieri. Alle volte no, alle volte taccio davvero.
Ed è in quei momenti che vi sento. Sento che sono inadeguata, sento che non mi capite, non mi ascoltate. Io urlo e voi non mi sentite. O forse si, ma parlate un’altra lingua e io non la conosco. Io conosco solo la mia.
Sono brava, vero? Fingo bene. Sono diligente, studio, ho molti amici, ho anche un fidanzato e dire che ho solo 16 anni, ma va bene così. Sono normale. Agli occhi di tutti sono normale.
Ma io, vorrei dirvi e ve lo dico ora, non sono normale. Io sono speciale ma voi non lo capite, voi pensate che io sia normale e a me questa normalità mi sta sul cazzo. Ho i capelli lunghi come tutte le ragazze, niente piercing, niente tatuaggi, sono normale. Ma voi non mi sentite. Non vi siete mai fermati un attimo a sentirmi.
Io urlo dentro.
1000 passi, forse 2000 o anche più. Non ricordo. E dire che li ho contati tutti, uno per uno, sei mesi fa quando ho deciso. Ho fatto la strada, sentito le emozioni, mi sono anche sporta un attimo, ma solo poco, non volevo rovinare quell’attimo futuro. Io ancora speravo che qualcosa potesse cambiare, che qualcuno da dentro sentisse il mio urlo. Io da fuori sono normale, siete voi che dovete ascoltarmi, cazzo!
2000 passi, esco da scuola, non ho fretta, ho la musica che mi fa compagnia. Non sento e non vedo nulla. Sono decisa, il tempo è ora, non ieri, non domani. L’ho scritto, lo leggerete. L’ho scritto che il giorno in cui avreste udito il mio grido sarebbe stato proprio oggi, lo saprete voi che non mi avete ascoltato. O forse si, ma lo avete fatto con le vostre orecchie, non le mie, con il vostro amore, non il mio, con le vostre parole, non le mie.
Cammino, piano, non ho fretta, la gente passa in auto ma non la vedo. Ai loro occhi sono una ragazza di sedici anni con le solite cuffiette e la musica a palla, la solita normale ragazza. Non ho paura, non ho pensieri, non ho più desideri.
Il tempo è compiuto, arrivo alla mia meta. Mi sento felice, sono libera, non sento nulla, sento pace. Quelle urla che erano dentro non ci sono più. Farò quello che sento e non sarò più normale, sarò io.
Rallento, mi fermo, questo è il posto giusto. Tolgo la giacca, non vorrei rovinarla, magari qualcuno potrebbe sgridarmi. Non è per passare il tempo, non voglio che nessuno mi fermi. E’ solo per rendere questi ultimi attimi normali. La giacca la lascio sul guardrail, tolgo anche le cuffie e il cellulare. Non voglio che nessuno mi trovi quando sarò di là.
E’ ora.
Io vado, ciao Ma’, ciao Pa’
qui, ora, io ho le ali e non urlo più.
…volo…