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Creato il 10 settembre 2012 da Thechinup

 

Prima di rientrare in Italia devo fare scalo a Miami, USA. 10 settembre. Vigilia del “nine eleven”, come lo chiamano loro. Immagino controlli triplicati. La mia barba lunga 8 settimane e la carnagione scura certamente non mi renderanno la vita facile, considerando che nella foto del passaporto sembro un bambino. Mi immagino giá l’interrogatorio. Lampada puntata dritta in faccia in uno stanzino piccolo e umido, proprio come nei migliori film americani.

Riesco a rispondere a tutte le domande, sono preparato. Poi, la piú classica delle domande trabocchetto: “What’s your occupation?”. Le mani iniziano a sudare, proprio il “paragrafo” che non avevo studiato: quello che avevo volutamente lasciato da parte prima di partire…”Intern” rispondo. Stagista. Il poliziotto non capisce. Cerco di spiegarglielo con le parole di un ragazzo tedesco che fa il dottorato in Italia e che mi ha detto: “I love your country: the food, the weather, the culture, the people…It just sucks to be young”. Riesco a convincere il poliziotto, ma non me stesso. Questa situazione eternamente precaria non mi aiuta certamente a rispondere alla domanda “Che cosa voglio fare da grande?”. Come nel quadro di Gaugain: mi è chiaro da dove veniamo e chi siamo, ma non dove andiamo…

Ero partito a luglio con la speranza che il viaggio, fra le altre cose, potesse aiutarmi a trovare la risposta. Se possibile, ha contribuito a pormi nuove domande.

 

Mi sento come un bibliotecario casinista. Ero partito con una pila di libri da ordinare. Avevo “solo” bisogno di trovare il metodo per ordinare quei libri. Per autore, per titolo, per argomento… Sbadatamente, peró, prima di partire, ho lasciato la porta della biblioteca aperta, lasciando la possibilitá ad altri di entrare e cambiare le carte in tavola, ancora. Sinceramente l’ultima cosa di cui avevo bisogno.

La situazione è strana, confusa. So benissimo quale ordine volere dare ai miei libri, ne sono convinto, e questo viaggio me l’ha confermato; ma, per come stanno le cose ora, non sono ancora pronto a metterli in quell’ordine. Preferisco lasciarli lí sul tavolo, anche se questo non fa che alimentare l’incertezza, nella speranza che le cose si definiscano al piú presto e poterli ordinare una volta per tutte.

 

” E’ un mondo strano, questo. Pieno di accordi da cui non viene fuori nulla, di promesse tradite, di città che crescono e si trasformano in modo incontrollabile, di strade che un giorno corrono parallele solo per perdersi definitivamente il giorno dopo, nessuno ha una visione d’insieme. E’ per questo che bisogna andarci piano con i programmi. Calma con le decisioni.”



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