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Vonnegut, le forme delle storie e Zagreb.

Da Arturo Robertazzi - @artnite @ArtNite
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Sarà che ho appena finito di leggere Slaughterhouse-Five (in arrivo una non-recensione), sarà che io con grafici e curve ci lavoro, sarà che Zagreb è sempre nella mia testa, ma quando ho letto questo articolo dal titolo La forma delle storie per Kurt Vonnegut, mi sono sentito di scrivere quello che sto per scrivere.

Secondo Kurt Vonnegut le storie hanno una forma che può essere disegnata su un piano cartesiano. Sull’asse y ci sono la fortuna (positivo, G) e la sfortuna (negativo, I); sull’asse x c’è il tempo della storia che procede da B (beginning) a E (ending). Per esempio, la metamorfosi di Kafka è una curva che sparisce a meno infinito, presumibilmente senza minimo. L’Amleto è invece una curva costante.

Ora, i primi quattro lettori di Zagreb, quelli che hanno letto il romanzo nelle sue varie forme pre-pubblicazione (se siete curiosi di conoscere i loro nomi, sono qui, tra le prime pagine accessibili per una lettura in anteprima), sanno che durante la stesura di Zagreb io ho usato uno strumento simile a quello di Vonnegut. Cioè, riportavo in un grafico xy alcune caratteristiche del romanzo, dove per esempio, y era la tensione della vicenda, l’esposizione al lettore di un determinato personaggio, lo stile (descrittivo, veloce, introspettivo), l’impatto nella storia della Città vs. la Base (i due luoghi principali in cui la scena si svolge) e x il tempo del romanzo.

L’ho trovato molto utile perché nella marea di parole, avere qualcosa che sia visivo è un grande aiuto.

Ecco, non so cosa ne penserebbe Vonnegut, anzi, lo so, Vonnegut direbbe: “So it goes”.


Update: La discussione prosegue anche su “La forma delle storie per Kurt Vonnegut“

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