Scivola questa ultima pioggia di Aprile, l´umido lotta per entrare nelle ossa, la settimana lotta per entrarti nella testa, la stanchezza lotta per fare il suo giro. Scivola la vita come un cappotto a lasciarti nudo ai tuoi occhi mentre per tutti sei fin troppo coperto. Scatta la serratura il venerdí sera, un portone verso l´oasi di qualche giorno, solo, troppo isolato, per trovare quei sensi sepolti da sorrisi non esplosi. Scatta il coprifuoco, quello che non ti permette di raccontarti agli amici, solo perché tutto é troppo da capire, da accogliere in pub affollato e sporco di fumo in cui la voce del commentatore della partita sovrasta una cosa molto vecchia che si chiama amicizia. Scatta la mano verso, si sbava il rimmel, il bagno delle donne é pieno di scaricatori di porto e lui non ti ha chiesto come stai con gli occhi che volevi.
C´é quell´amico che dice che i Rolling Stones sono sopravvalutati, quello che si improvvisa qualunque cosa pur di farsi notare e si fa disprezzare, c´é quella delle domande inopportune per risposte che devono finire anche nelle orecchie delle amiche, ci sei tu, che non sei pronto a prendere sconosciuti nella vita solo per tappare le falle, c´é questa strana nebbia che non si vede ma inchioda i pensieri da dare al futuro. Non puoi essere solo buono, non puoi sempre credere, non puoi salvare. Estendere. Scivola questa pioggia sulle strade che dovrebbero avvicinarci, scivola sui suoi stessi riflessi che salvi negli occhi per quando stasera, a letto, guarderai il soffitto e piangerai. C´é il motivo che manca, ci sono i vortici di tristezza da cui non si salva nessuno per farci tutti eroi nella memoria di chi ci ha voluto bene e non ci ha mai preso.
Siamo una bozza al computer, una di quelle di Word, o del blog in cui scrivi, ci ripassi mille volte su ma non clicchi su "Pubblica". Siamo una luce al neon spenta che continua a illuminare nel buio, per un po´. Siamo un conto il cui totale non corrisponde alle singole voci ma é obbligatorio pagare. Siamo il modello da esposizione e ci siamo scordati di essere quello che siamo davvero, sotto sotto. Vorrei ammazzarti di felicità. Ora, perché é il tempo giusto. Vorrei stringerti cosí forte da sentire le ossa fare "crac" e pagarti l´ortopedico. Vorrei spalmarti le lacrime di cui son colpevole sul viso e dirti che non siamo cosí lontani.
C´é la benzina che aumenta e le persone che ti vogliono capire sempre meno, c´era una volta il tempo, ci sono le scuse per non fare le cose che si devono, quelle difficili, ci sono le mani alzate, quelle bastarde, e il ciclo in ritardo, le file e sogni da tirare a sé. Ci sono milioni di cose, in tutto questo movimento, e carte mischiate in giochi pericolosi, in questa fibrillazione c´é gente come noi capace di innamorarsi e soffrire piú di quanto desideri mostrare. Che la benzina ai sogni se la paga da sé e non salta una rata, una presenza, quando si tratta di darsi.
Scivola questa ultima pioggia di Aprile, lasciamoci scivolare non addosso ma dentro, via, non importa che sia il qualunque, noi, non importa per quanto, con il vero nelle braccia che si baciano. Vorrei ammazzarti di felicità.