Vorrei dimenticare quell’inutile sfilza di nozioni,Foto di Emmanuele Contini
quel catechismo furibondo,
che reco sulla pelle, come un marchio d’eresia.
Non ripudio chi me le diede,
in fila come soldatini:
ripudio il me che rimase muto ad ascoltare.
Per vivere servono due braccia,
lo sguardo lucido,
l’intransigenza della fame.
Per morire, forse,
serve fare come Ulisse.
Ma è solo lo scivolare d’un istante,
la gloria d’una nuvola di Maggio,
che è giù mutata, e non ritorna.
Adesso mi tocca scovare un rigattiere,
il mio carico vale meno della sabbia,
ma vorrei sfamarmi ancora un giorno.
Quanto visse Ulisse, il padre,
l’uomo che temeva ancora l’inferno,
prima di darsi, come un’onda,
all’abbraccio ghiacciato dei flutti?
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