Della serie: gli scrittori di oggi supereranno i grandi del passato? – 2
Gabriel Metsu (1629–1667)
Osservate bene questo famoso quadro di Gabriel Metsu: si vedono un dipinto agreste con cornice dorata sulla parete retrostante, una finestra aperta (immagino) su un giardino fiorito, un tavolino quadrato impreziosito da un tappeto di scuola fiamminga, un calamaio d’argento ove intingere la penna, un mappamondo nell’angolo e un semplice ma elegante scranno per sedersi.
In primo piano c’è un distinto giovane che sta scrivendo qualcosa in una postura estremamente rilassata. Le sue gambe, infatti, sono incrociate ai piedi, il tronco non è curvo sul tavolo ma è armoniosamente ruotato e piegato quel tanto da avere il viso col foglio bene in vista per seguire la penna che avanza. Il titolo del quadro è “Uomo che scrive una lettera”, invece io ipotizzo, anzi sono sicuro, che costui stia scrivendo l’incipit di un romanzo cavalleresco o marinaresco, visto che la location del quadro è l’Olanda, all’epoca potenza indiscussa dei mari. Il giovanotto ha un aspetto fresco e riposato e non mostra alcuna apprensione, ma sta scegliendo con cura le parole più adatte a raccontare la storia che ha in mente. Se avesse avuto ambasce o fretta, l’elegante cappello con frangia non lo avrebbe appeso in un angolo della sedia ma l’avrebbe buttato in terra, non vi pare?
L’ambiente semplice, essenziale, la luce che illumina la stanza, il pavimento accuratamente pulito sono tutti elementi che rendono gradevole il compito dello scrivano. Non c’è nessuno intorno a lui a dargli fastidio, non c’è la moglie (ammesso che sia sposato…) a lavare o lucidare il pavimento oppure la madre (supponendo che anche nel settecento esistessero i “bamboccioni”) che gli rompe le scatole ogni cinque minuti per i mille problemi che capitano (quasi sempre a sproposito) in tutte le famiglie di questa terra. Manca persino il classico cane di casa da portare in giro a fare i bisognini quotidiani.
Ciò premesso il giovane immortalato da Gabriel Matsu è nelle “condizioni ideali” per scrivere una splendida missiva o, come reputo io, un capolavoro letterario da tramandare ai posteri…
Ecco perché quello scrittore avrei voluto essere io e, forse, anch’io sarei riuscito a scrivere qualcosa di veramente importante e, prima di lasciare questo mondo, avrei vinto il premio Nobel.
Invece la mia realtà è questa:
Dunque, cosa pretendete da me?
Nicola
Ps. La vignetta non è mia, ma è stata scaricata da Internet.