Magazine Diario personale

Vorrei gridare forte

Da Ivili

Ci sono volte in cui urlerei al mondo tutto quello che penso. E lo farei in modo non troppo ortodosso, rischiando quasi di essere una maleducata. Mi avvicinerei alle persone, le guarderei dritto negli occhi, a due centimetri, quasi a sfiorargli il naso e, brutta, chiederei: Tu con me che tipo di problemi hai? Che cosa vuoi che faccia di più? Se le cose non ti stanno bene, se così non stai bene, ti indico io l’uscita.

E questo punto si raggiunge quando perdiamo, anche solo per pochi istanti, il controllo delle emozioni, dei sentimenti, delle regole. Le situazioni cambiano: in un attimo abbiamo la sensazione di cavalcare il mondo, l’attimo dopo ci rendiamo conto che abbiamo tra le mani solo un pugno di mosche. E non basta impegnarsi, non basta star lì a interrogarsi, non basta essere comprensivi, tolleranti. Non basta ascoltare, stare in silenzio. Non basta.

Ricordo quelle scene da film in cui l’attore sul cucuzzolo della montagna, guardando giù, al limite del lembo di terra, sta lì, fermo. Immobile. Un movimento sbagliato e potrebbe  precipitare, se solo si spostasse di qualche millimetro, sarebbe la fine. E invece, poi, puntualmente, fa un passo indietro, rilassa i muscoli e inizia a gridare, forte, e ancora più forte.

Vorrei gridare forteVorrei urlare forte, ma così forte da piangere e permettere al sangue di irrorare ogni parte del mio corpo. E invece mi ritrovo a urlarmi dentro, a piangere dentro. Ma poi succede che squilla il telefono, e tutto ricomincia a tacere. Ma solo per un attimo.Sophie

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