Magazine Cultura

Vostro onore, Twitter non è colpevole!

Creato il 24 agosto 2013 da Giuseppe Bonaccorso @GiuseppeB

Facebook-youtube-twitterDesidero spezzare una lancia a favore di Twitter (e degli altri social network similari). Ormai troppo spesso si sente ripetere con toni alquanto sarcastici che la gente scambia la vita "reale" con un suo surrogato "virtuale" e che Twitter, lungi dal favorire la socialità (da cui "social"), aumenta l'isolamento e induce a credere che gli scambi siano ormai esclusivamente elettronici.

Innanzi tutto c'è un vizio di fondo nel concetto di vita "reale". Anche scrivere su un computer o su uno smarphone è assolutamente "reale", così come lo è mangiare, camminare, chiacchierare o scrivere una lettera cartacea. Di fatto, non esiste una vita "virtuale" che l'uomo può decidere di vivere: qualsiasi attività, isolata o comunitaria, che egli svolga, è sempre e solo "reale", in quanto dispiegata in un tempo e uno spazio "reali".

Il secondo punto dove è facile cadere in un tranello è quello di pensare che un mezzo elettronico abbia minori possibilità di veicolare informazione rispetto ad un suo equivalente cartaceo. Premesso che sono un bibliofilo convinto e che il mio spazio è "donato" ai libri più che all'aria, non posso in alcun modo disconescere alla scrittura elettronica un valore che ogni giorno riconosco a quella tradizionale. Che si scriva un diario tenuto nascosto sotto il letto o che si ci produca in un blog, che si appuntino aforismi sui bordi dei quotidiani o che li si invii su Twitter, l'attività sostanziale non muta. Anzi, la portata mediatica dei "social network" permette uno scambio più puntuale e pervasivo, realtà che altrimenti verrebbe fortemente limitata dagli stringenti vincoli che l'editoria classica impone.

E' chiaro che il concetto puro di "socialità" è trasceso in un suo equivalente che estende lo spazio anche alla comunicazione elettronica multi-destinatario e ciò, come conseguenza forse "negativa", riduce la necessità del contatto fisico (determinando una forma di alienazione che nasce con la coniazione del termine "persona", ovvero "maschera"). In tal senso, i detrattori di Twitter trovano la loro piccola area di ragione; ma piuttosto che sostenere o combattere queste tesi, ci sarebbe da chiedersi quale sarebbe la differenza in termini di "addizionale sociale" che andrebbe a favorire o ostacolare la comunicazione. La realtà (stavolta in senso lato) ci mostra un comportamento sociale che si è adattato alla semplificazione introdotta dai nuovi strumenti, ma che non ha affatto soppiantato la frequenza "fisica". Siamo così certi che 50 anni fa le persone "socializzavano" di più?

Io ho la netta impressione che, come spesso accade, si tenda a demomizzare l'ignoto o ciò che si presenta con vesti i cui colori non sono in linea con le abitudini di chi è troppo "vecchio" per rimettersi in gioco. Scrivere su carta o leggere un libro, secondo quanto la coerenza ci impone, è tanto asociale quanto lo è, tutt'al più, mandare un aggiornamento su Twitter; e sottolineo "tutt'al più" perchè, mentre le precedenti attività sono di fatto "solitarie", quest'ultima, grazie alla crescente diffusione di tecnologie mobili, è realizzabile in contesti ben più sociali della propria abitazione o di una silenziosa biblioteca.

Ovviamente esistono anche le aberrazioni e tutti quegli eccessi che determinano comportamenti psicopatologici, ma prima di marchiare sulla fronte una realtà (in senso stretto) diversa dal proprio habitat cognitivo-tradizionale, forse sarebbe il caso di appellarsi al buon senso di coerenza che troppo spesso viene nascosto sotto le cupe toghe di una rediviva Inquisizione morale.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :