Se vi capita di passare a Benevento, in questo periodo, troverete i cittadini che si aggirano per le strade principali con fare furtivo, passo svelto e sguardo rivolto verso un punto invisibile, oltre l'orizzonte.
Non si tratta di un esercizio della nostra proverbiale freddezza. E' che, in questo periodo, è partita la campagna elettorale per il rinnovo del consiglio comunale.
In una città piccola come Benevento, con circa 65.000 abitanti, è facile che si conoscano un po' tutti.
Se, poi, aggiungiamo che i candidati alla carica di sindaco sono 4, le liste 23 e i candidati a consigliere circa 700, vi renderete conto del perché il beneventano cerchi di attraversare le strade cittadine alla chetichella, sperando di non incrociare qualcuno che chieda il voto.
Pensate che abbiamo una media di un candidato ogni 74 persone (gli aventi diritto sono un po' di più di 58.000). Il che significa che, in ogni lista di qualsiasi schieramento, un beneventano avrà un parente, un amico, un amante, un collega, un ex compagno di scuola, il suo medico curante, il suo capo, il fratello del suo migliore amico, un conoscente ecc...
In questo gioco al massacro le ideologie non c'entrano.
Ad esempio, l'ex presidente della provincia, uomo di sinistra, ammirato e stimato un po' in tutti gli ambienti, ha deciso di presentarsi con una lista civica sostenuta dall'ex antagonista miessino (senatore prima in area finiana e adesso per conto suo... mah!) - anche lui molto apprezzato, comunque - e con Clemente Mastella (sic!).
D'altra parte il pd, con il sindaco uscente, ha poco da attaccare il diretto concorrente sullo strano apparentamento. Infatti, - a parte la gestione di questi cinque anni - si dice che segretamente all'eventuale ballottaggio abbia già raccolto - nientepocodimenoche - il sostegno del pdl (arisic!).
Quest'ultimo, infatti, (c'è una lotta intestina interna alla destra a Benevento... e l'aggettivo "intestina" è voluto!) ha rinunciato prima ancora di aprire i giochi candidando un agnello sacrific... (hem, scusate, è quasi Pasqua)... un perfetto sconosciuto.
Da ultimo, una lista civica (orientativamente a sinistra... ma esiste ancora la sinistra?!? Arimah!) ha poche chance di far eleggere il suo candidato (anche questo molto stimato nell'ambiente politico e professionale).
Tutti gli altri fanno volume e vanno un po' di qua e un po' di là.
E d'altra parte a noi beneventani poco ce ne frega di dove siano realmente schierati i 700 (che invero puoi trovare collocati da un lato e dall'altro a seconda del vento... e Benevento è una città molto ventilata).
Le telefonate arrivano da ogni parte. Siamo sotto assedio. E non basta dire no.
Un po' perché se uno è tuo amico ci sarà pure un perché. Nel senso che evidentemente lo stimi e ti farebbe anche piacere dargli una mano. Ma tu hai un solo voto. E le persone che potresti votare sono tante.
Un po' perché la prima difesa consiste nel dire di aver già promesso il voto a qualcun altro. Ma bisogna avere la risposta pronta, perché la domanda "a chi?" è sempre dietro l'angolo.
Così i beneventani hanno adottato dei criteri per dare il proprio voto. Ci sono quelli che si affidano al fattore tempo (il primo che me lo chiede!). Quelli che santificano il legame di sangue (è figlio dello zio del nipote del cugino di quarto grado della nostra portinaia!). Quelli sentimentali (è il mio migliore amico). I nostalgici (andavamo a scuola insieme). Le vittime della buona educazione (me lo ha chiesto il mio medico. Mi sembrava brutto dire di no).
E nessuno che riesca a votare per una proposta.
Già, i programmi. E chi li ha sentiti? Sono anni che tutti gli schieramenti si esercitano sui grandi temi.
Scrivendo solo la traccia, però, (il lavoro, la sicurezza, la legalità...) e mai lo svolgimento (Cosa? In che modo? Con quali fondi? In quanto tempo?). Approfittando del nostro panico da incontro elettorale. Dell'imbarazzo di dire un no a persone che per noi contano. Dell'impossibilità di sfuggire alle richieste e alle pressioni maldestre di tutt'altra natura rispetto a quella della scelta politica consapevole.
Il tutto perché ci sono più candidati che elettori.
E' il paradosso della democrazia che uccide la scelta democratica.
E' l'esercizio di provincialità e legami da clan.
E' il redde rationem delle piccole comunità.
E' Benevento.
Dove il tuo diritto diventa solo un voto a perdere.Articolo originale di Federica Rossi per Poco sex e niente city.
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