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Voynich, il manoscritto del mistero, per gli esperti è un codice
Creato il 01 luglio 2013 da Pierluigimontalbanodi Tiziano Toniutti
Il manoscritto Voynich, definito da Robert Brumbaugh come il libro più misterioso del mondo, è a tutt'oggi l'unico libro scritto nel XV secolo (la datazione al radiocarbonio ha stabilito con quasi totale certezza che il manoscritto sia stato redatto tra il 1404 e 1438) che non sia stato ancora decifrato. Il manoscritto contiene immagini di piante mai viste ed è scritto in un idioma che non appartiene ad alcun sistema alfabetico/linguistico conosciuto.
Non esistono copie, ed è attualmente conservato presso la Beinecke Rare Book and Manuscript Library dell'Università di Yale, negli Stati Uniti, dove reca il numero di catalogo Ms 408.
Un libro che per oltre un secolo ha eluso la comprensione di linguisti e crittografi assume un nuovo significato: l'analisi del testo riabilita la possibilità che contenga un messaggio, e che non sia un falso, come gli insuccessi nel comprenderlo lasciano ipotizzare. All'interno del libro, tra gli altri contenuti, un alfabeto ignoto e disegni di piante sconosciute.
IL CONFINE SOTTILE che divide un falso da un vero mistero si può spostare. Questo dice la scienza riguardo il manoscritto di Voynich, un volume antico e dal contenuto indecifrabile, per questo ritenuto a lungo l'opera di un abile buontempone piuttosto che un'opera da studiare con attenzione. Ma quello che è stato definito come il libro più misterioso del mondo, dalle ultime analisi, sembra proprio appartenere alla seconda categoria.
L'ultima ricerca sul manoscritto di Voynich è stata pubblicata su Plos One, rivista di informazione e revisione scientifica. E così il libro che per oltre un secolo ha eluso la comprensione di linguisti, crittografi, esperti di codici e di matematica, assume un nuovo significato: il volume non è un falso ma contiene "un codice, basato sullo schema di reiterazione delle parole in relazione agli argomenti trattati". Ma cos'è il manoscritto di Voynich?
Il mistero del libro. Anzitutto, il volume misterioso è sicuramente qualcosa di unico. Duecentoquaranta pagine certosinamente scritte a mano, in un alfabeto sconosciuto ed esistente (che si sappia) solo nel volume. Illustrato con dettagliati disegni di piante, tutte inesistenti o mai rinvenute nella realtà o ancora da rinvenire nei luoghi presunti di origine del libro. E poi mappe astronomiche, cerchi esoterici e figure femminili in qualche modo impegnate o collegate con l'acqua, tra bagni e mescite. La datazione del volume è data intorno ai primi del 1400, ma il manoscritto è rimasto lontano dalle cronache per molti anni, riaffiorando dalla Storia nel 1912, quando un libraio specializzato in antichità, Wilfrid Voynich appunto, lo acquistò in Italia, a Frascati, al collegio dei gesuiti che lo vendeva per fare cassa, assieme ad altre pubblicazioni di seconda mano. Per cento anni, il contenuto del manoscritto non è stato decrittato, nemmeno da esperti di cifratura che sbloccarono complicati codici militari durante la Seconda guerra mondiale. E principalmente in virtù di questa inespugnabilità, il volume fu derubricato a falso.
Il codice di Voynich. Ma gli studi non sono mai realmente terminati e dopo cento anni, arriva la nuova ipotesi: il manoscritto di Voynich è un codice, dice Marcelo Montemurro, fisico all'Università di Manchester, che da anni studia gli incastri del testo del volume e gli schemi con cui è redatto. "Il testo rappresenta un unicum, non ci sono lavori assimilabili e ogni tentativo di decifrarlo è fallito. Ma considerarlo privo di senso non è la soluzione, perché il volume mostra una struttura lessicale articolata". Aggiunge il crittografo Klaus Schmeh: "Esistono 25 studi sul manoscritto e la maggior parte individua che il testo del libro è assimilabile a un linguaggio naturale", come l'inglese, il cinese, il francese. Si tratterebbe insomma di una scrittura umana, non un listato di programma. Parole, nomi, verbi e aggettivi e non comandi o formule. Ma, conclude Schmeh, "Anche se sappiamo molto sulle proprietà statistiche del testo, non sappiamo abbastanza su come interpretarle, che è uno dei problemi anche del nuovo studio. Dobbiamo capire come linguaggi differenti, metodi di cifratura e tipi di testo influenzano le statistiche".
Vero e falso. Nella sua analisi, Montemurro ha esaminato il testo con un metodo che ha funzionato per la decrittazione di altri linguaggi. Secondo Schmeh, "I numerosi testi criptati rinvenuti dal medioevo a oggi sono stati decifrati nel 99,9% dei casi. Con un libro intero, come in questo caso, il compito dovrebbe essere ancora più semplice. E' questa difficoltà che fa pensare che possa trattarsi di un falso". E Montemurro ha analizzato la disposizione delle parole per verificare se questa definisse in qualche modo il contenuto. "Abbiamo prove consistenti che alcune parole chiave ritornano in schemi, richiesti dalle informazioni specifiche contenute in quella parte del testo", spiega il professore. "Su ampi stralci di testo, le parole lasciano una sorta di firma statistica riguardo il loro uso. Quando cambia l'argomento, servono altre parole. In questo testo, parole correlate condividono simili strutturazioni. Un'occorrenza che può verificarsi anche in linguaggi comuni". Aggiunge lo studioso che è improbabile che queste caratteristiche siano state inserite nel testo per rendere un falso più realistico, perché le conoscenze necessarie non esistevano al presunto tempo della creazione del libro. In questa direzione va il lavoro del matematico dell'Università di Keele Gordon Rugg, che ha addirittura realizzato un codice simile a quello del manoscritto per dimostrare che un testo falso può incorporare degli schemi avanzati. "Nulla di nuovo, che il testo avesse queste caratteristiche è noto e accettato da anni", dice lo studioso, "ma non credo si tratti di un vero linguaggio perché ci sono troppi elementi che fanno pensare l'opposto". E c'è chi si converte ripercorrendo le 240 pagine del volume, come Craig Bauer, autore di History of criptology. All'inizio pensava che il libro di Voynich fosse un falso, ma dopo l'uscita del nuovo studio ha cambiato idea. "Ma penso ancora si tratti di un linguaggio inventato, altrimenti sarebbe stato decifrato da un pezzo. Ma la questione è ampiamente aperta, e potrei cambiare idea ancora", dice Bauer. Montemurro non ha ancora gli strumenti per capire se nel libro di Voynich c'è una lingua nota criptata o un linguaggio completamente alieno. L'impegno accademico è confermato, per un'opera di filologia del mistero che probabilmente incanterà osservatori e scienziati ancora per un po'. Montemurro ne è convinto: "Deve esserci una storia, dietro questo libro, ma forse non la conosceremo mai".
Fonte: www.repubblica.it
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