Quante volte giocando a Deus Ex: Human Revolution ho sognato di avere degli arti bionici come Adam Jensen…
Naturalmente il mio pensiero era rivolto più all’aspetto “cool” di avere delle braccia robotiche per fare cose umanamente impossibili, ma tornando un attimo con i piedi per terra parliamo di un argomento molto più serio. Dei ricercatori della Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory hanno infatti creato dei veri arti bionici perfettamente funzionati e controllabili dalla mente di chi le usa: sembra qualcosa di fantascientifico, ma come potrete vedere nel video in fondo all’articolo è tutto reale.
Questa tecnologia ha ridato il sorriso a Les Baugh, un uomo del Colorado che aveva perso entrambe le braccia in un incidente 40 anni fa. Prima di poter usare i suoi nuovi arti Baugh è stato sottoposto ad un intervento chirurgico per riattivare i nervi sulle parti amputate, un processo doloroso ma fondamentale per il funzionamento delle protesi robotiche.
Al momento si tratta solo di un prototipo, ma i risultati sono comunque stupefacenti: le braccia sono collegate ad un busto applicato sulle zone amputate e reagiscono alle contrazioni muscolari causate dal riavviato sistema nervoso stimolato dalla volontà e dal pensiero di Baugh.
Per noi è naturale controllare gli arti e lo facciamo praticamente senza pensarci, ma per Buagh non è stato per nulla semplice dopo 40 anni di “inattività” riprendere il controllo delle braccia. Il paziente è stato quindi sottoposto ad un “addestramento” in realtà virtuale prima di passare alle protesi vere. In queste simulazioni Baugh aveva delle braccia digitali, e tramite comandi legati ad un sistema simile a quello delle vere protesi bioniche doveva eseguire semplici movimenti con il pensiero.
C’è ancora molta strada da fare, infatti i ricercatori pensano che un modello commerciale e maggiormente funzionante potrà arrivare solo entro i prossimi 10 anni. Si tratta comunque di un importantissimo passo in avanti per la ricerca e soprattutto una nuova speranza per i disabili con amputazioni o arti non funzionanti. E’ interessante anche come la realtà virtuale abbia giocato un ruolo fondamentale nella riabilitazione di Baugh, permettendogli di esercitarsi nel riprendere il controllo dei nervi in disuso senza subire il “trauma” dello stress causato dalle vere sollecitazioni causate dalle protesi. Un’ennesima dimostrazione di come la VR abbia innumerevoli applicazioni e sarà parte integrante delle nostre vite in futuro.